VII.

VOI GIA' SIETE DA DIO...

La carità ristora le nostre forze

1. Questo mondo è per tutti i fedeli che cercano la patria ciò che fu il deserto per il popolo d'Israele. Essi vagavano per il deserto e cercavano la patria: ma, sotto la guida del Signore, non potevano fallire la meta. La loro strada era il comando stesso del Signore. Sebbene andassero vagando in quei luoghi per quarant'anni, quel loro cammino oggi può essere compiuto in pochissime tappe, note a tutti. Si attardarono non perché abbandonati dal Signore, ma perché Dio voleva provarli. Ciò che anche a noi il Signore promette, è una dolcezza ineffabile, un bene, come dice la Scrittura e come spesso vi abbiamo ricordato, "che occhio umano non vide, ne orecchio udì, né mai cuore di uomo ha potuto gustare" (Is. 64, 4; 1 Cor. 2, 9). Siamo provati dalle tribolazioni della vita temporale e le tentazioni della vita presente ci aprono gli occhi. Ma se non volete morire di sete in questo deserto della vita presente, bevete l'acqua della carità. Essa è la fonte che il Signore ha voluto apprestarci quaggiù affinché non venissimo meno lungo la strada: beviamone in abbondanza e quando saremo arrivati in patria, ne berremo ancor più abbondantemente.

E' stato letto da poco il Vangelo (cf. Mt. 6, 12); nelle stesse parole con cui si è conclusa la lettura del brano evangelico, di che cosa avete sentito parlare se non di carità? In realtà noi abbiamo stretto un patto con Dio per cui, se vogliamo che egli ci condoni i peccati, anche noi dobbiamo perdonare i peccati che sono stati commessi contro di noi. Ma è solo la carità che fa perdonare i peccati. Togli dal cuore la carità, e questo sarà pieno di odio e non saprà perdonare. Se c'è la carità, questa sicuramente perdona, perché non si chiude in se stessa. Tutta quanta questa Epistola, che abbiamo voluto commentarvi, non fa altro, come vedete, che raccomandarci quell'unico bene che è la carità. Non bisogna neanche temere che, ripetendo sempre la stessa raccomandazione, la carità venga in odio. Che cosa si può mai amare, se la carità diventa oggetto di odio? Questa carità che ci fa amare rettamente tutte le altre cose, come dovremmo amarla? Ciò che non deve mai star lontano dal cuore, non stia lontano neppure dalla bocca.

2. Voi, miei figlioli, già siete da Dio e l'avete vinto (1 Gv. 4, 4): chi, se non l'anticristo? Poco prima Giovanni aveva affermato: "Ogni spirito che dissolve il Cristo negando che è venuto nella carne, non proviene da Dio" (1 Gv. 4, 3). Vi abbiamo spiegato, se ricordate, come tutti coloro che violano la carità negano che Gesù Cristo sia venuto nella carne. Non c'era bisogno che Gesù venisse sulla terra se non per la carità. Egli ci raccomanda quella carità di cui parla lui stesso nel Vangelo: "Non c'è amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici" (Gv. 15, 13). Il Figlio di Dio avrebbe mai potuto dare per noi la sua vita, senza rivestirsi della carne nella quale potesse morire? Chi dunque viola la carità, qualunque cosa dica con la lingua, nega con la sua vita che Cristo è venuto nella carne, ed è un anticristo, dovunque si trovi, in qualsiasi luogo sia entrato. Che cosa dice Giovanni a quelli che sono cittadini della patria alla quale sospiriamo? "Voi l'avete vinto". Come l'hanno vinto? Perché Colui che sta in voi è più grande di colui che è nel mondo (1 Gv. 4, 4). Perché costoro non attribuissero alle proprie forze la vittoria, e non venissero vinti dall'arroganza che è frutto della superbia (il diavolo riporta la sua vittoria su chi riesce a rendere superbo), ma conservassero, secondo il suo volere, l'umiltà che cosa dice loro? "L'avete vinto". Chiunque sente dire: "avete vinto", alza la testa, si pavoneggia, vuol essere lodato. Ma non esaltarti, considera invece chi ha vinto in te. Perché hai vinto? "Perché Colui che sta in voi è più grande di colui che è nel mondo". Sii umile, porta il Signore Dio tuo, sii la cavalcatura di colui che ti monta. E' un bene per te che sia lui a dirigerti e a guidarti nel cammino. Se non avessi lui seduto in sella, potresti alzare la testa, potresti scalciare: ma guai a te, se resterai senza un reggitore; perché questa libertà ti conduce alle belve per essere da loro divorato.

3. Essi sono del mondo. Chi? Gli anticristi. Avete già udito chi siano. E li riconoscete, se non siete dei loro: chi infatti è dei loro, non li riconosce. "Essi sono del mondo": perciò parlano delle cose del mondo e il mondo li ascolta (1 Gv. 4, 5). Chi sono quelli che parlano delle cose del mondo? Badate a quelli che parlano contro la carità. Avete sentito le parole del Signore: "Se perdonerete agli uomini i loro errori, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se non perdonerete, nemmeno il Padre vostro vi perdonerà i vostri peccati..." (Mt. 6, 14-15). E' la verità che lo afferma; certo, se non credi che è la verità, puoi pure contraddire. Ma se sei cristiano e credi a Cristo, sai che fu lui a dire: "Io sono la verità" (Gv. 14, 6). Si tratta, dunque, di un'affermazione vera e sicura. Ascolta invece gli uomini che parlano il linguaggio del mondo. Ti dicono: perché non ti vendichi e lasci che l'altro si glori d'averti trattato così? Orsù! fagli capire che ha a che fare con un uomo. Parole del genere si sentono dire tutti i giorni. Quelli che le dicono parlano il linguaggio del mondo; e il mondo li ascolta. Soltanto quelli che amano il mondo pronunciano parole del genere e soltanto quelli che amano il mondo le ascoltano. E chi ama il mondo e disprezza la carità nega, come avete sentito, che Gesù sia venuto nella carne. Che forse il Signore ha agito così mentre era nella carne? Quando fu schiaffeggiato, volle forse vendicarsi? Quando pendeva dalla croce, non disse forse: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc. 23, 24)? Se lui, in cui è ogni potere, non minacciava, come pretendi tu di minacciare, come avvampi d'ira tu che sei sottoposto all'autorità altrui? Egli è morto perché così volle, e non minacciava; tu non sai quando morirai, e minacci?

4. Noi siamo da Dio. Per qual ragione? Vedete se c'è altra ragione che non sia la carità. "Noi siamo da Dio". Chi conosce Dio ci ascolta: chi non è da Dio, non ci ascolta. Questo è il segno che ci fa riconoscere lo spirito di verità e lo spirito dell'errore (1 Gv. 4, 6). Chi ci ascolta ha lo spirito di verità; chi non ci ascolta ha lo spirito di errore. Vediamo di che cosa ci ammonisce e ascoltiamo piuttosto lui che ammonisce in spirito di verità; non gli anticristi, non gli amatori del mondo, non il mondo. Se siamo nati da Dio, Dilettissimi..., prosegue Giovanni, stiamo attenti: "Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio, ci ascolta; chi non è da Dio, non ci ascolta. Questo è il segno che ci fa riconoscere lo spirito di verità e lo spirito dell'errore". E così ci aveva reso attenti al fatto che chi conosce Dio l'ascolta, chi non lo conosce non l'ascolta; e questo è il criterio in base al quale distinguiamo tra spirito di verità e d'errore. Vediamo dunque l'insegnamento che si appresta a darci, le parole che dobbiamo accogliere da lui. "Dilettissimi", amiamoci a vicenda. Perché? Perché forse è un uomo ad ammonirci? Perché l'amore viene da Dio. Ha fatto un grande elogio della carità dicendo che essa "viene da Dio": ma ci dirà ancora qualcosa di più; ascoltiamo attentamente. Ha appena detto: "L'amore viene da Dio"; e chiunque ama è nato da Dio e ha conosciuto Dio. Chi non ama, non conosce Dio. Perché? Perché Dio è amore (1 Gv. 4, 8). Che cosa poteva dire di più, o fratelli? Se non ci fosse in tutta questa Epistola e in tutte le pagine della Scrittura nessuna lode della carità all'infuori di questa sola parola che abbiamo intesa dalla bocca dello Spirito, che cioè "Dio è carità", non dovremmo chiedere niente di più.

L'offesa alla carità è un'offesa a Dio

5. Vedete dunque che agire contro l'amore, significa agire contro Dio. Nessuno dica: Io pecco soltanto contro un uomo quando non amo il fratello. Sentitelo! Peccare contro un uomo dunque è cosa da poco, purché non si pecchi contro Dio! Ma come fai a dire che non pecchi contro Dio, quando pecchi contro l'amore? "Dio è amore". Siamo forse noi a dirlo? Se fossimo noi a dire: "Dio è amore", forse qualcuno di voi si scandalizzerebbe e direbbe: che dice mai? Che vuol dire, affermando che "Dio è amore"? Dio ci ha dato il suo amore, ci ha donato il suo amore. "L'amore viene da Dio: Dio è amore". Eccovi, fratelli, nelle vostre mani le Scritture di Dio: questa Epistola è una di quelle canoniche; si legge in tutte le chiese, è ammessa sull'autorità del mondo intero, essa stessa ha edificato il mondo. Senti ciò che ti vien detto da parte dello Spirito di Dio: "Dio è amore". Ormai, se ne hai il coraggio, agisci pure contro Dio, rifiuta di amare il fratello.

La carità è da Dio, perché lo Spirito è Dio da Dio

6. Come conciliare le due espressioni appena ricordate: "L'amore viene da Dio", e "Dio è amore"? Dio è Padre e Figlio e Spirito Santo: il Figlio è Dio da Dio e lo Spirito Santo è Dio da Dio; questi tre sono un solo Dio, non tre dei. Se il Figlio è Dio, se lo Spirito Santo è Dio, e se ad amare è solo colui nel quale abita lo Spirito Santo, allora veramente l'amore è Dio; Dio però perché procede da Dio. L'Epistola ha le due espressioni: "L'amore viene da Dio" e "Dio è amore". La Scrittura solo del Padre non afferma che viene da Dio. Quando ti incontri nelle parole "da Dio", o s'intende parlare del Figlio o dello Spirito Santo. Dice l'apostolo Paolo: "L'amore di Dio è diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rom. 5, 5); e da qui comprendiamo che l'amore è lo Spirito Santo. E' esso, infatti, quello Spirito Santo che i cattivi non possono ricevere; è esso la fonte di cui la Scrittura dice: "Abbi una sorgente d'acqua in tua esclusiva proprietà e nessun estraneo la usi con te" (Prov. 5, 16-17). Tutti quelli che non amano Dio sono estranei, anticristi. E anche se entrano nelle basiliche, non possono annoverarsi tra i figli di Dio; non appartiene loro questa fonte di vita. Anche il malvagio può avere il battesimo; può avere anche il dono della profezia. Sappiamo che il re Saul aveva il dono della profezia; egli perseguitava il santo David e tuttavia fu ripieno dello spirito di profezia e incominciò a profetare. Anche il malvagio può ricevere il sacramento del corpo e del sangue del Signore: di costoro infatti è detto: "Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna" (1 Cor. 11, 29). Anche il malvagio può portare il nome di Cristo, dirsi cioè cristiano ed essere malvagio; di costoro è detto: "Disonoravano il nome del loro Dio" (Ez. 36, 20). Anche il malvagio dunque può avere parte in tutti questi sacramenti; ma avere la carità, ed essere malvagio, questo non è possibile. E' questo il "dono proprio", questa la "fonte riservata". Lo Spirito di Dio vi esorta a bere di questa fonte; lo Spirito di Dio vi esorta a bere di se stesso.

E' l'intenzione a dar valore all'opera

7. In questo si è manifestata la carità di Dio per noi. Abbiamo in queste parole l'esortazione ad amare Dio. Potremmo forse amarlo, se non ci avesse amato lui per primo? Se siamo stati pigri nell'amarlo, cerchiamo di non esserlo più nel corrispondere al suo amore. Egli ci ha amati per primo, di un amore a noi ignoto, e neppure ora siamo disposti ad amarlo. Ci ha amati quando eravamo peccatori, ma ha distrutto la nostra iniquità; ci ha amati quando eravamo peccatori, ma non ci ha riuniti perché commettessimo peccati; ci ha amati quando eravamo ammalati, ma è venuto a visitarci per guarirci. "Dio" dunque "è amore". "In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi", che egli ha mandato in questo mondo il suo Figlio Unigenito, affinché potessimo vivere per mezzo suo (1 Gv. 4, 9). Il Signore stesso ha detto: "Non c'è amore più grande di colui che dà la sua vita per i suoi amici", e l'amore di Cristo per noi si dimostra nel fatto che è morto per noi. Qual è invece la prova dell'amore del Padre verso di noi? Che egli ha mandato il suo unico Figlio a morire per noi. Così afferma l'apostolo Paolo: "Egli che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma che lo ha sacrificato per tutti noi, come non sarà disposto a darci insieme con lui tutti i doni?" (Rom. 8, 32). Ecco, il Padre consegnò Cristo e anche Giuda lo consegnò; forse che il fatto non appare simile? Giuda è traditore; dunque anche il Padre è traditore? Non sia mai, tu dici. Non lo dico io ma l'Apostolo: "Lui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo diede per tutti noi". Il Padre lo consegnò e Cristo stesso si consegnò da sé. L'Apostolo infatti dice: "Colui che mi amò e diede se stesso per me" (Gal. 2, 20). Se il Padre consegnò il Figlio e il Figlio se stesso, Giuda che cosa fece? Una consegna è stata fatta dal Padre, una dal Figlio, una da Giuda: si tratta di una identica cosa: ma come si distinguono il Padre che dà il Figlio, e il Figlio che dà se stesso e Giuda il discepolo che dà il proprio maestro? Il Padre e il Figlio fecero ciò nella carità; compì la stessa azione anche Giuda, ma nel tradimento. Vedete che non bisogna considerare che cosa fa l'uomo ma con quale animo e con quale volontà agisca. Troviamo Dio Padre nella stessa azione in cui troviamo anche Giuda: benediciamo il Padre, detestiamo Giuda. Perché benediciamo il Padre e detestiamo Giuda? Benediciamo la carità, detestiamo l'iniquità. Quanto vantaggio infatti venne al genere umano dal fatto che Cristo fu tradito? Forse che Giuda ebbe in mente questo vantaggio nel tradire? Dio ebbe in mente la nostra salvezza per la quale siamo stati redenti; Giuda invece ebbe in mente il prezzo che avrebbe ricavato dalla vendita del Signore. Il Figlio ebbe in mente il prezzo che diede per noi. Giuda pensò al prezzo che ricevette per venderlo. Una diversa intenzione, dunque, generò fatti diversi. Se misuriamo questo identico fatto dalle diverse intenzioni, una di esse deve essere amata, l'altra condannata; una deve essere glorificata, l'altra detestata. Tanto vale la carità! Vedete che essa sola valuta e distingue i fatti degli uomini.

8. Abbiamo parlato di fatti simili, se consideriamo modi di agire diversi, troviamo un uomo che si mostra duro per motivo di carità ed uno affabile per motivo di iniquità. Un padre percuote il figlio e un mercante di schiavi invece tratta con mille riguardi. Se fai scegliere tra queste due cose, le percosse e le carezze, chi non preferisce le carezze e fugge le percosse? Se guardi alle persone, la carità colpisce, l'iniquità blandisce. Considerate bene quanto vogliamo sottolineare, che cioè i fatti degli uomini non si differenziano se non partendo dalla radice della carità. Possono infatti accadere molti fatti che hanno l'apparenza buona, ma non procedono dalla radice della carità. Anche le spine hanno i fiori: alcune cose sembrano aspre e crudeli, ma si fanno per instaurare una disciplina, sotto il comando della carità. Una volta per tutte dunque ti viene dato un breve precetto: ama e fa' ciò che vuoi; se taci, taci per amore; se parli, parla per amore; se correggi, correggi per amore; se perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può nascere che il bene.

Dio ci ha amati per primo

9. In questo consiste l'amore. "In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: che Dio ha mandato in questo mondo il suo Figlio Unigenito affinché potessimo vivere per mezzo suo". "In questo consiste l'amore": non siamo stati noi ad amarlo, ma è stato lui che ci ha amati. Noi non abbiamo amato lui per primi: infatti egli per questo ci ha amati, perché l'amassimo. E Dio mandò il Figlio suo quale propiziatore per i nostri peccati: propiziatore, sacrificatore. Egli lo immolò quale vittima per i nostri peccati. Dove trovò la vittima? Dove trovò quella vittima pura che voleva offrire? Non la trovò fuori di sé, offrì se stesso. Carissimi, se Dio così ci amò dobbiamo anche noi amarci vicendevolmente (1 Gv. 4, 9-11). "Pietro - egli chiese - mi ami?". E Pietro rispose: "Ti amo". - "Pasci le mie pecore" (Gv. 21, 15-17).

La carità ci fa vedere Dio

10. Dio nessuno l'ha visto mai (1 Gv. 14, 12). Dio è una realtà invisibile, non bisogna cercarlo con gli occhi, ma col cuore. Allo stesso modo che, per vedere questo nostro sole, liberiamo da ogni imperfezione gli occhi del corpo, con cui possiamo vedere la luce; così se vogliamo vedere Dio, purghiamo quell'occhio con cui Dio può essere visto. Dove si trova questo occhio? Ascolta il Vangelo: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt. 5, 8). Nessuno si faccia un'idea di Dio seguendo il giudizio degli occhi. Questo tale, o si farebbe l'idea di una forma immensa, oppure immaginerebbe negli spazi una grandezza immensurabile, come questa luce che colpisce i nostri occhi e che egli prolunga all'infinito quanto può, oppure si farebbe di Dio l'idea di un vecchio dall'aspetto venerando. Non immaginare nulla di simile. Se vuoi vedere Dio, hai a disposizione l'idea giusta: "Dio è amore". Quale volto ha l'amore? quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? Nessuno lo può dire. Tuttavia ha i piedi, che conducono alla Chiesa, ha le mani, che donano ai poveri, ha gli occhi, coi quali si viene a conoscere colui che è nel bisogno - è detto: "Beato colui che pensa al povero e all'indigente" (Sal. 40, 2) -, ha orecchi, di cui parla il Signore: "Colui che ha orecchi da intendere, intenda" (Lc. 8, 8). Queste varie membra non si trovano separate in luoghi diversi, ma chi ha la carità vede con un colpo d'occhio della sua mente tutto l'insieme. Tu dunque abita nella carità ed essa abiterà in te; resta in essa ed essa resterà in te.

E' mai possibile, fratelli, che uno ami ciò che non vede? Perché allora, quando si fa la lode della carità, vi alzate in piedi, acclamate, osannate? Che cosa vi ho mostrato? Vi ho forse mostrato dei colori? Vi ho messo innanzi oro e argento? Ho portato alla luce forse delle gemme traendole da un tesoro? Che cosa di grande ho mostrato ai vostri occhi? Forse che il mio volto nel parlarvi si è mutato? Io sono qui in carne ed ossa, sono qui nello stesso aspetto con cui ho fatto il mio ingresso; anche voi siete qui tali e quali come siete venuti. Ma si fa la lode della carità e scoppiate in acclamazioni. Certamente i vostri occhi non vedono nulla. Ma come provate gioia nell'esaltarla, così vi piaccia di conservarla nel cuore. Capite, fratelli, ciò che voglio dire: io vi esorto, per quanto il Signore lo concede, a procurarvi un grande tesoro. Se si mostrasse a voi un vaso d'oro cesellato, di perfetta fattura, ed esso attraesse i vostri occhi e attirasse a sè il desiderio del vostro cuore e la mano dell'artista vi piacesse così come il peso della materia e lo splendore del metallo, forse che ciascuno di voi non direbbe: "oh, se avessi quel vaso"? Ma lo avreste detto inutilmente, poiché non era in vostro potere averlo. Oppure, se uno volesse averlo, penserebbe di rubarlo dalla casa di un altro. A voi vien fatto l'elogio della carità; se essa vi piace, sia vostra, possedetela; non è necessario che facciate un furto a qualcuno, non è necessario che pensiate di comprarla. La si ottiene gratis. Tenetela, abbracciatela : niente è più dolce di essa. Se è tale quando se ne parla, quale sarà il suo pregio, se posseduta?

Non amare l'errore nell'uomo, ma l'uomo

11. Se per avventura volete conservare la carità, fratelli, innanzi tutto non pensate che essa sia una cosa avvilente e noiosa; non pensate che si conservi in forza di una certa mansuetudine, anzi di remissività e di mollezza. Non così essa si conserva. Non credere di amare il tuo servo, per il fatto che non lo percuoti, oppure che ami tuo figlio, per il fatto che non lo castighi, o che ami il tuo vicino perché non lo rimproveri: questa non è carità, è mollezza. Sia ardente la carità nel correggere, nell'emendare; se i costumi sono buoni, questo ti rallegri; se sono cattivi, vengano emendati, corretti. Non amare l'errore nell'uomo, ma l'uomo; Dio infatti fece l'uomo, l'uomo invece fece l'errore. Ama ciò che fece Dio, non amare ciò che fece l'uomo stesso. Amare una cosa significa distruggere l'altra: quando ami l'una, correggi l'altra. Anche se qualche volta ti mostri spietato, ciò avvenga per il desiderio di correggere.

Ecco perché la carità è simboleggiata dalla colomba che venne sopra il Signore. Fu sotto quest'aspetto di colomba, che lo Spirito Santo è sceso per infondere in noi la carità. Perché questo? Una colomba non ha fiele: tuttavia in difesa del nido combatte col becco e con le penne, colpisce senza amarezza. Anche un padre fa questo; quando castiga il figlio, lo castiga per correggerlo. Come ho detto, il mercante, per vendere, blandisce, ma è duro nel cuore: il padre per correggere castiga, ma è senza fiele. Così comportatevi anche voi verso tutti. Ecco, fratelli, un grande esempio, una grande regola: ciascuno ha figli o vuole averli; oppure, se ha deciso di non avere assolutamente figli nella carne, desidera per lo meno averne spiritualmente: chi è che non corregge il proprio figlio? Chi è quel padre che non dà castighi? E tuttavia sembra infierire. L'amore infierisce, la carità infierisce: ma infierisce, in certo qual modo, senza veleno, al modo delle colombe e non dei corvi.

Questo mi spinge, fratelli miei, a dirvi che sono violatori della carità quanti hanno operato scisma: come hanno odiato la carità, così hanno odiato la colomba. Ma la colomba li accusa: essa proviene dal cielo, i cieli si aprono, resta sopra la testa del Signore. E perché? Per dirci: "Questi è colui che battezza" (Gv. 1, 33). Allontanatevi, predoni; allontanatevi, invasori della proprietà di Cristo! Nelle vostre proprietà, dove volete farla da padroni, avete osato affiggere i titoli di proprietà del Signore. Egli conosce i suoi titoli, rivendica la sua proprietà, non distrugge i titoli, ma entra e prende possesso. Così non viene distrutto il battesimo di chi ritorna alla Chiesa Cattolica, affinché non venga distrutto il titolo del suo Re. Ma che cosa avviene nella Chiesa Cattolica? Il titolo viene riconosciuto; il possessore legittimo entra sotto i suoi propri titoli, mentre il predone entrava sotto titoli non suoi.

 

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