L’unione di Cristo e della Chiesa

2. Orbene "come la chiesa è sottomessa a Cristo", cioè mariti e mogli, così pure "o mogli, siate sotto messe ai mariti come al Signore. O mariti, amate le vostre mogli come anche Cristo amò la chiesa".

Hai udito l’eccesso della sottomissione; hai lodato ed ammirato Paolo come rinsalda la nostra vita, quale uomo mirabile e spirituale! Bene. Ascolta ora ciò che richiede da te; si serve di nuovo dello stesso esempio: "O mariti, amate dice le vostre mogli, come anche Cristo amò la chiesa".

Hai visto la misura della sottomissione?. Ascolta anche la misura dell’amore.

Vuoi che la moglie ti ubbidisca come la chiesa a Cristo? Curati anche tu di lei, come Cristo della chiesa; e se anche bisognasse dare la vita per essa ed essere continuamente colpito e sopportare e soffrire qualunque cosa, non sottrarti. Anche se patissi questo, non hai ancora fatto in alcun modo quello che ha fatto Cristo.

Tu infatti compi tali cose già unito, quello invece per una che lo detesta e lo odia. Ora come egli con grande sollecitudine riuscì a condurre ai suoi piedi colei che lo detestava e l’odiava e riempiva di sputi ed insultava, non per mezzo di minacce né di violenze né di timore né di altro simile atteggiamento, così anche tu comportati con tua moglie: e anche se tu la vedessi arrogante, che insulta e disprezza, potrai sottometterla ai tuoi piedi con la grande sollecitudine verso di lei, con l’amore, con la tenerezza.

Nulla infatti è più tirannico di questi vincoli e specialmente per un marito e per una moglie. Con il timore qualcuno riuscirà forse ad incatenare un servo, anzi neppure quello: presto infatti, slegatosi, fuggirà.

La compagna della vita, la madre dei figli, il fondamento di ogni letizia non con il timore e le minacce bisogna incatenarla, ma con l’amore e la condiscendenza.

Quale unione, quando la moglie ha timore del marito? Quale gioia gusterà lo stesso marito vivendo con la moglie come con una schiava e non come con una libera? E se anche soffrissi qualcosa per causa sua, non rimproverarla. Cristo infatti non fece questo "ed ha dato se stesso dice per lei, per renderla santa purificandola".

Ed era impura, aveva macchie, era brutta, insignificante. Qualunque moglie prendessi, non prenderai una sposa simile, come Cristo prese la chiesa, né tanto lontana da te quanto la chiesa da Cristo. Eppure egli non la disdegnò né la odiò per l’eccesso della sua bruttezza. Vuoi sentire la sua bruttezza? Ascolta Paolo che dice: "Eravate un tempo tenebre". Hai visto come era nera? Che cosa è più nero delle tenebre? Ma guarda anche la insolenza. "Vivendo in malvagità, dice, ed invidia". Guarda anche l’impurità. "Disobbedienti, insensati". Che dico? Anche stolta era e blasfema. Ma, pur stando così le cose, egli ha dato se stesso per una brutta come per una bella, per una amata, per una meravigliosa.

E Paolo stupito per questo diceva: "A malapena uno morirà per un giusto"; ed in seguito: "Se, quando eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi".

E, dopo averla accolta, la rende bella e la lava e non si sottrae neppure a questo. "Per renderla santa dice purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, per porsi accanto la stessa chiesa gloriosa, senza macchia o ruga o qualcosa di simile, ma affinché sia santa ed immacolata".

Col bagno lava la sua impurità. "Mediante la parola", dice. Quale? Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

E non soltanto l’adornò, ma la rese gloriosa, "senza macchia o ruga o qualcosa di simile". Anche noi allora miriamo a questa bellezza e potremo divenire suoi artefici.

Non ricercare presso la moglie ciò che non le appartiene. Vedi che la chiesa ricevette tutto dal Signore: per merito suo è divenuta gloriosa, per merito suo immacolata. Non disprezzare la sposa per la sua bruttezza. Ascolta la Scrittura che dice: "Piccola fra gli esseri alati è l’ape e fonte di dolcezza è il suo frutto". È creatura di Dio: tu non maltratti quella, ma il suo creatore. Che danno potrebbe averne la moglie?

Non lodarla per la bellezza: è propria di anime sregolate la lode, quell’odio e lo stesso amore. Ricerca la bellezza dell’anima: imita lo sposo della chiesa.

La bellezza esteriore è piena di ostentazione e di dissennatezza e fa cadere nella gelosia e spesso ti fa sospettare assurdamente della realtà.

Ma arreca piacere? Sino al primo mese ed al secondo o al massimo ad un anno, ma in seguito non più, ed il prodigio è consunto dall’abitudine: restano invece

i mali sopraggiunti a causa della bellezza, la vanità, la dissennatezza e l’orgoglio.

Niente di simile invece per colei che non è tale, ma l’amore che è incominciato in modo giusto permane intenso, poiché riguarda la bellezza dell’anima, non del corpo.

3. Che c’è di più bello del cielo, dimmi, di più bello degli astri? Qualunque corpo potresti menzionare, non è così bianco; qualsiasi occhio potresti descrivere, non

è così splendido. Anche gli angeli si stupirono della loro creazione ed anche noi li ammiriamo, ma non come all’inizio. Tale infatti è l’abitudine: non colpisce allo stesso modo.

Quanto di più riguardo una donna? Se per caso sopraggiunge una malattia, rapidamente tutto scompare. In una donna cerchiamo la benevolenza, l’equilibrio, la mitezza: questi sono i segni della bellezza; non cerchiamo invece la bellezza del corpo, non rimproveriamola per ciò di cui non è padrona, anzi non rimproveriamola affatto (è proprio dei temerari!) né indispettiamoci né sdegniamoci.

Non vedete forse quanti, dopo essere convissuti con splendide donne, finirono miseramente la vita? Quanti invece, convissuti con donne non molto belle, giunsero con grande piacere sino all’estrema vecchiaia? Purifichiamo la macchia interiore, eliminiamo le rughe interne, togliamo le vergogne dell’anima. Dio ricerca questa bellezza: prepariamola bella per Dio, non per noi. Non ricerchiamo le ricchezze, né la nobiltà esteriore, ma la nobiltà dell’anima.

Nessuno aspetti di arricchirsi da una donna: infatti questa ricchezza è vergognosa e biasimevole, ed in nessun modo alcuno cerchi di arricchirsi di qui. "Infatti coloro che vogliono arricchirsi, dice, cadono nella tentazione e nei desideri insensati e dannosi e nei lacci e nella rovina e nella perdizione".

Non ricercare quindi da una donna abbondanza di ricchezze, e troverai facilmente tutto il resto.

Chi, dimmi, tralasciate le cose più importanti, si prenderà cura di quelle inferiori? Eppure, ahimè!, subiamo ciò dappertutto: se ci siamo procurati un figlio, non ci curiamo che divenga buono, ma di ottenergli una moglie ricca; non che divenga ben educato, ma ben fornito; e se abbiamo un’aspirazione, non che sia allontanato dai peccati, ma che ce ne venga un grande guadagno: e tutto è denaro.

Per questo motivo tutto va in rovina, perché ci possiede questo amore.

"Così dice i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi". Che è mai questo? È passato ad un’immagine più elevata, ad un esempio più efficace; e non solo questo, ma per così dire anche ad un altro motivo più vicino e più evidente.

Quello infatti non era di molta efficacia. Affinché non si dicesse: "Colui era Cristo, era Dio ed ha dato se stesso", in altro modo pone ormai la stessa istanza dicendo: "Così devono", poiché non si tratta di grazia, ma di dovere. Dopo aver detto: "Come i loro corpi", aggiunse: "Nessuno mai ebbe in odio la propria carne, ma la nutre e la riscalda". Cioè la cura con molta attenzione.

E come è sua carne? Ascolta: "Questo ora è osso dalle mie ossa dice e carne dalla mia carne". E non solo questo ma anche: "Diventeranno dice una sola carne". "Come anche Cristo amò la chiesa". È passato all’esempio precedente. "Poiché siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa". In ché modo? È nato dalla nostra materia, come anche Eva è carne dalla carne di Adamo.

Giustamente ha ricordato ossa e carne: queste infatti sono le parti principali in noi, carni ed ossa; le une poste come fondamento, le altre come struttura.

Ora quel fatto è evidente, ma questo come lo è? Come là c’è una tale affinità, così anche qui. Che significa: "Della sua carne"? Vuol dire: veramente di lui. E come siamo realmente membra di Cristo? Perché siamo nati conformi a lui. E come dalla carne? Lo sapete quanti partecipate ai misteri: di qui infatti subito rinasciamo. Ed in che modo? Ascolta di nuovo questo beato ché dice: "Poiché dunque i figli hanno preso in comune carne e sangue, allo stesso modo anch’egli fu partecipe delle stesse cose".

Ma qui egli stesso si mise in comune con noi, non noi con lui. Come dunque siamo della sua carne e delle sue ossa? Alcuni parlano del sangue e dell’acqua, ma non si tratta di ciò: quel che vuole mostrare è questo, che come senza rapporto coniugale quello è stato generato dallo Spirito Santo, così anche noi siamo generati nel battesimo.

Guarda quanti esempi perché sia creduta quella generazione!

Oh, la stoltezza degli eretici! Ciò che è già stato generato dall’acqua, poiché è nato, lo ritengono una vera generazione; invece non ammettono che noi diventiamo suo corpo. Ma se non divenissimo questo, come si adatterebbe l’espressione: "Dalla sua carne e dalle sue ossa"?

Osserva: fu plasmato Adamo, fu generato Cristo; dal costato di Adamo entrò la corruzione; dal costato di Cristo scaturì la vita; in paradiso spuntò la morte, sulla sua croce è avvenuta la sua distruzione.

 

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