Capitolo 3

Effetti di questa orazione - Bisogna considerarli con grande cura e attenzione perché ammirabile è la differenza che li distingue dagli altri

1 - Abbiamo detto che la farfalletta è morta, felicissima d'aver trovato il suo riposo, e che Cristo vive in lei.

Vediamo ora come vive, e se la sua vita attuale differisca da quella di prima, potendosi conoscere da questi effetti se realmente abbia ricevuta la grazia di cui si è detto.

A quanto ne posso giudicare, gli effetti sono i seguenti.

2 - Anzitutto un grande oblio di sé, così profondo da farle credere di non esistere più. Si sente trasformata in tal maniera da non riconoscersi più. Non pensa né al cielo che l'attende, né alla vita, né all'onore, ma solo a impiegarsi alla maggior gloria di Dio.

Le parole dettele dal Signore, cioè, che prendesse cura delle cose di Lui perché Egli si curerebbe delle sue, pare che abbiano prodotto quello che significano, tanto che ella non si preoccupa più di nulla. Non vuol essere nulla in nessuna cosa, eccetto quando vede di poter alquanto contribuire nell'accrescere, anche solo di un punto, l'onore e la gloria di Dio: per questo sacrificherebbe volentieri la vita. Ma quanto al resto, si sente in un così strano oblio da sembrare, ripeto, di non esistere più.

3 - Non dovete però credere, figliuole, che trascuri di mangiare e dormire, benché le sia di gran tormento, e nemmeno che lasci di compiere i doveri a cui per il suo stato è obbligata: qui non parliamo che delle disposizioni interiori.

Quanto alle opere esterne, vi è ben poco da dire. E questo costituisce la sua pena, per esser costretta a vedere che le sue forze non valgono a nulla. Ma se può qualche cosa, e vede che è di gloria al Signore, nulla al mondo la trattiene.

4 - Il secondo effetto è un gran desiderio di patire, ma non in modo d'averne inquietitudine, come già per l'innanzi.

Sua brama ardentissima non è che di compiere la volontà di Dio, e perciò ritiene come buono tutto quello che il Signore dispone: se Egli vuole che patisca, ciò sia alla buon'ora; se non lo vuole, non s'inquieta come prima.

5 - Se viene perseguitata sperimenta nel suo interno una vivissima gioia, e permane in una pace molto più profonda che non negli stati precedenti. Non solo non prova il minimo risentimento per quelli che le fanno o le vogliono fare del male, ma li circonda di maggiori attenzioni; e se li vede in qualche travaglio, ne rimane teneramente afflitta, sino ad essere disposta a far di tutto per sollevarli.

Li raccomanda instantemente al Signore, e rinuncerebbe volentieri ad alcune delle sue grazie affinché Dio le concedesse a loro, ed essi non l'offendessero più.

6 - Ma ecco ciò che più mi sorprende. Avete veduto le angosce e le desolazioni di queste anime per il desiderio di morire e di andare a godere Iddio. Ma ora desiderano tanto di servirlo, di farlo da tutti servire e di affaticarsi anche per il profitto di un'anima, che non solo non sospirano più di morire, ma bramano di vivere a lungo, anche fra gravissimi travagli, pur di ottenere che Dio sia lodato un po' di più. Non se ne curerebbero nemmeno se fossero sicure di andar subito a Dio appena uscite dal corpo, perché alla gloria dei santi non pensano, né per allora la desiderano. La loro gloria è nell'aiutare il loro Dio crocifisso, specialmente quando vedono fino a che punto sia Egli offeso e come pochi cerchino il suo onore, trascurando tutto il resto.

7 - Vero è che talvolta, dimenticandosi di tutto questo, riprendono con i più teneri sospiri a desiderare di godere Iddio e di uscire da questo esilio, specialmente quando considerano il poco che sanno fare per Lui; ma ritornano presto al loro stato, e vedendo che infine lo hanno sempre con sé, se ne contentano e gli offrono l'accettazione della vita come un dono assai caro, il più costoso che gli possano offrire. Non hanno più paura della morte che di un soave rapimento. E ciò che sorprende è che autore di questi sentimenti è il medesimo che prima dava loro quei desideri così eccessivi e tormentosi.

Sia Egli per sempre lodato e benedetto!

8 - Insomma, queste anime non desiderano né gusti né consolazioni spirituali, perché hanno con sé lo stesso Dio, ed Egli vive con loro. Ora, siccome la sua vita non fu che un continuo martirio, è chiaro che tale debba pur rendere la loro, almeno nei desideri se non nella pratica, nella quale Egli usa conformarsi alla nostra debolezza benché non manchi, quando lo vede necessario, di venirci in aiuto con la sua forza.

Tali anime sono staccate da tutto, non d'altro bramose che di star sole o di lavorare per la salute delle anime. Non hanno né aridità né pene interiori, e non vorrebbero far altro che lodare Iddio, di cui vanno teneramente occupate.

Quando si distraggono, sono richiamate da Dio stesso nella maniera che ho detto, e l'impulso con cui le sveglia - non so che altra parola adoperare - procede dal loro stesso interiore, come ho detto trattando degli impeti, ma con grande soavità. È desso un fenomeno tanto frequente e ordinario, che lo si è potuto esaminare attentamente. Non è frutto dell'intelletto, né della memoria, né di qualunque cosa che possa far pensare a un concorso della stessa anima. Come il fuoco che, malgrado ogni sua più grande intensità, non dirige mai in basso le sue fiamme, ma sempre in alto, così qui: quel movimento inferiore procede dal centro dell'anima e sale a svegliare le potenze.

9 - Veramente, quand'anche non vi fosse alcun altro vantaggio su questo cammino dell'orazione che di vedere con quanta premura Iddio cerchi di comunicarsi con noi e come ci vada pregando - sì, dico pregando - di rimanere con Lui, sarebbero fin troppo sufficienti per ripagarci di ogni possibile travaglio questi suoi tocchi di amore così soavi e penetranti.

Certo che li avrete provati pur voi perché credo che una volta giunti all'orazione di unione, non mancherà Iddio di farsi così sentire, sempre inteso che da parte nostra non si trascurino i suoi voleri. Quando ciò vi accadesse, ricordatevi che procede dalla stanza interiore che Dio occupa in voi, e lodatelo grandemente.

E' un suo messaggio, un biglietto scritto con grande amore, della cui provenienza non si può dubitare, e di cui vuole che soltanto voi conosciate i caratteri e ciò che con essi vi domanda.

E voi, - per quante occupazioni esteriori possiate avere, anche se in conversazione con varie persone - non lasciate mai di rispondegli.

Sì, può darsi che Dio vi faccia questa segretissima grazia mentre siete con gli altri; ma siccome la risposta dev'essere interiore, potete dargliela egualmente con grandissima facilità, consistendo essa in un atto di amore, o nel dire con S. Paolo: Che volete, Signore, che io faccia?

È questo un tempo propizio, nel quale il Signore sembra che ci stia ascoltando per insegnarci come meglio piacergli: alla qual cosa ordinariamente dispone assai bene questo tocco delicato, eccitandone una volontà risoluta.

10 - Ciò che caratterizza questa mansione è che vi mancano quasi del tutto le aridità e le inquietitudini interiori che di tanto in tanto si producono nelle altre.

L'anima è quasi sempre nella pace, così sicura della divina provenienza di questa grazia da neppur dubitare che possa trattarsi di una contraffazione: non del demonio, perché non credo che egli ardisca, e che Dio gli permetta di entrare in questa mansione dove il Signore ha invitata l'anima per stare con lei e farsi da lei contemplare; non dei sensi e delle potenze, perché qui, come ho detto, non hanno nulla a che fare; e neppure della stessa anima, perché in queste grazie ella non può prestare altro concorso che quello già da lei prestato nel darsi tutta al Signore.

11 - Il modo con cui Dio arricchisce ed istruisce l'anima in questa orazione è così calmo e silenzioso da fare pensare alla costruzione del tempio di Salomone, durante la quale non si sentiva il minimo rumore.

Così in questo tempio di Dio, in questa mansione che è sua: Dio e l'anima si godono in altissimo silenzio. L'intelletto non ha movimenti né ricerche da fare.

Chi l'ha creato vuole che si riposi e contempli ciò che avviene come per una piccola fessura. Di tanto in tanto verrà privato pur di questo e non potrà più vedere, ma soltanto per poco, perché qui le potenze non si perdono, ma stan lì assorte senza operare.

12 - Ecco ciò che mi stupisce. L'anima arrivata a questo punto non va più soggetta ad alcuna estasi, almeno in modo da perder l'uso dei sensi. E se qualche volta vi va ancora, non è mai con quei rapimenti e voli di spirito di cui ho parlato.

Comunque, ciò le avviene assai di rado, e quasi mai in pubblico: cosa che prima le era assai ordinaria. Non servono più ad eccitarvela neppure quelle grandi occasioni che prima accendevano la sua devozione, come un'immagine devota, le note d'una musica, oppure una predica che poi quasi non ascoltava.

Siccome la povera farfalletta era tutta in ansietà, si spaventava di ogni cosa e prendeva il volo. Ora, invece, sia che abbia già scoperto il suo riposo; sia che per le grandi meraviglie vedute in questa mansione non si stupisca più di nulla; sia che per aver trovato una tale compagnia non si senta più così sola come prima; oppure che si tratti di una qualche altra ragione a me sconosciuta, fatto sta, sorelle, che non è più così.

Sarà perché quando Dio comincia a introdurre e a mostrare all'anima le meraviglie di questa mansione, ella perde l'estrema debolezza che prima aveva e che tanto la tormentava, oppure perché il Signore l'ha fortificata, dilatata e resa più abile; ovvero perché prima voleva far conoscere pubblicamente, per certi suoi fini particolari quello che le accordava in segreto. Comunque, i giudizi di Dio sono superiori a ogni nostra immaginazione.

13 - Questi gli effetti che Dio opera nell'anima quando la unisce a sé con quel bacio che la sposa domandava e che qui, a quanto pare, le viene accordato.

A questi si devono aggiungere tutti quelli che nei diversi gradi di orazione abbiamo classificati per buoni. Qui ella si delizia nel tabernacolo di Dio.

Qui la colomba inviata da Noè per vedere se il diluvio era finito trova l'olivo, ad indicare che in mezzo alle acque e alle tempeste di questo mondo ha finalmente scoperto terra ferma.

Oh, Gesù, se potessi conoscere tutti i passi della sacra Scrittura tendenti a far comprendere questa pace dell'anima!

Sapendo quanto essa importi, fate, o mio Dio, che i cristiani si muovano tutti a cercarla, e conservatela, nella vostra misericordia, a chi l'avete già data, benché sappiamo di dover sempre vivere con timore fino a quando non ci darete la vera pace, conducendoci dove essa non può più terminare.

Dico vera pace, non perché questa di cui parlo non sia vera, ma perché allontanandoci da Dio, possiamo ricadere nella guerra di prima.

14 - Oh, la pena di queste anime nel vedere di esser ancora capaci di perdere un tanto Bene! Perciò camminano più cautamente e procurano di cavar forza dalla loro debolezza per non trascurare una sola occasione di maggiormente piacere a Dio.

Più si vedono da lui favorite, più diffidano e temono di se stesse, sino alle volte a non aver coraggio neppure di sollevare gli occhi, come il Pubblicano del Vangelo, per aver meglio conosciuto nelle divine grandezze la loro estrema miseria e l'enorme malizia dei loro peccati.

Altre volte invece, bramose di sentirsi sicure, sospirano di morire, ma poco dopo, mosse dall'amore che nutrono per Iddio, desiderano di vivere per meglio servirlo, rimettendosi alla sua divina misericordia per tutto ciò che le riguarda.

Talvolta poi la vista delle molte grazie ricevute le riempie di confusione, nel timore che avvenga loro come a quei vascelli, che, per essere troppo carichi, colano a picco.

15 - No, sorelle, neppure queste anime van senza croce. Però non si angustiano, né perdono la pace: tutto passa rapidamente come un'onda, o come una tempesta a cui segua la bonaccia.

La presenza del Signore che portano con sé fa dimenticare loro ogni cosa.

Sia Egli per sempre benedetto, e tutte le creature lo lodino! Amen.

 

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