Capitolo 3

Tratta dell'orazione di raccoglimento - Ordinariamente Dio l'accorda prima della precedente, che è quella dei gusti divini - Effetti dell'una e dell'altra

1 - Gli effetti di questa orazione sono molti, e ne dirò alcuni. Ma prima voglio parlare dell'orazione che ordinariamente la precede. Non ne dirò che poche parole, perché ne ho già parlato altrove.

Si tratta di un raccoglimento che mi sembra anch'esso soprannaturale.

Benché non consista nello starsene al buio, nel chiudere gli occhi e in altre cose esteriori, tuttavia gli occhi si chiudono e si desidera la solitudine.

E con ciò pare che senza alcuna fatica si vada costruendo l'edificio dell'orazione precedente. I sensi e le altre cose esteriori sembrano rinunciare a ogni loro diritto, per dar modo all'anima di ricuperare i suoi che aveva perduti.

2 - Coloro che ne trattano, dicono che l'anima rientra in se stessa e che alle volte sale sopra se stessa. Ma se io mi servo di questo linguaggio, non riesco a dir nulla. Io ho questo di cattivo: di pensare che voi intendiate le espressioni che mi fabbrico io, le quali forse non saranno intese che da me.

Immaginiamoci dunque che i sensi e le potenze - che secondo il paragone adottato, sono gli abitanti del castello - siano fuggiti fuori e vivano da giorni ed anni con gente straniera, nemica del bene del castello.

Riconoscendo finalmente il loro torto, ritornano, si avvicinano al castello, ma non si decidono ad entrarvi per la tirannia della cattiva abitudine contratta. Tuttavia, girano intorno e non tradiscono più.

Il gran Monarca che risiede nel castello, vedendo la loro buona volontà si lascia impietosire, e nella sua grande misericordia decide di chiamarli a sé.

A guisa di buon pastore, emette un fischio tanto soave da non esser quasi percepito, ma con il quale fa loro conoscere la sua voce, acciocché lasciata la via della perdizione, rientrino nel castello.

E ciò fanno immediatamente, perché quel fischio è di così grande efficacia da districarli da tutte le cose esteriori fra le quali vivevano. Mi sembra di non essermi mai spiegata così bene come in questo momento.

Quando il Signore accorda questa grazia, si ha un aiuto particolare per cercar Dio in noi stessi. Qui lo si trova meglio e con maggior profitto che non nelle creature, e qui afferma d'averlo trovato anche S. Agostino dopo averlo cercato altrove.

3 - Ma non crediate che si possa ottenere il raccoglimento procurando di applicare l'intelligenza a considerare che Dio è in noi, o cercando di rappresentarcelo nell'anima mediante l'immaginazione.

Questo sarà un ottimo ed eccellente metodo di meditazione, perché fondato sulla verità dell'inabitazione di Dio, ma non è quello che io intendo dire, perché, dopo tutto, è sempre una cosa che con l'aiuto del Signore può essere fatta da chiunque.

Non così di quello che intendo io, perché alle volte gli abitanti si trovan nel castello prima ancora che si cominci a pensare a Dio. Non so come vi siano entrati, né come abbiano udito il fischio del pastore. Ciò non fu certamente per le orecchie, con le quali non si percepisce nulla, ma per aver sentito un certo vivo desiderio di ritirarsi soavemente nell'interno.

Mi capirà bene chi ne avrà l'esperienza, perché io non so spiegarmi di più.

Mi pare di aver detto che succede come di un riccio o di una tartaruga quando si ritirano in se stessi. Colui che lo scrisse deve averlo inteso assai bene. Però questi animali si ritirano quando vogliono, mentre qui non dipende da noi, ma solo da Dio quando ce ne vuol favorire.

Dovendo essere chiamati ad occuparsi in modo speciale di ciò che riguarda l'interiore, sono persuasa che Dio non conceda questa grazia se non a coloro che van staccandosi da tutto, se non con l'opera, perché impediti dal loro stato, almeno con il desiderio.

E se questi che Dio invita a salire gli lasciano mano libera, posso affermare che non si fermeranno qui.

4 - Chi scopre in sé questi effetti ne ringrazi molto il Signore, essendo doveroso che si mostri riconoscente, e in tal modo si disporrà ad altre grazie più grandi.

Inoltre, questo stato serve per abituarci - come si consiglia in alcuni libri - a tralasciare ogni discorso per attendere a quello che Dio fa in noi.

Però, se il Signore non ha ancora cominciato a sospenderci, non so se si potrà così fermare il pensiero da non averne più danno che vantaggio. Su questo argomento hanno molto discusso alcune persone spirituali, ma io - confesso la mia poca umiltà - non ho mai trovato nelle loro ragioni tanta forza da farmi arrendere a quello che dicevano.

Una di loro mi allegò un certo libro del santo - come credo che sia - fra Pietro d'Alcantara, a cui mi sarei sottomessa volentieri perché se n'intendeva. Orbene, leggendo insieme quel libro, lo trovammo del mio stesso parere.

Non si esprime con le medesime parole, ma da ciò che dice si capisce che l'amore dev'essere già acceso.

5 - Può darsi che m'inganni, ma ecco i motivi su cui mi appoggio. Primieramente, perché in queste cose di spirito fa più chi meno pensa e meno vuol fare. Dobbiamo essere come un povero bisognoso che sta innanzi a un grande e ricco imperatore: chiedere, abbassare gli occhi e aspettare con umiltà.

Quando Dio ci farà capire per certe sue vie segrete che ci sta ascoltando, allora, giacché ci ha permesso di stargli innanzi, sarà bene che ci mettiamo in silenzio, procurando - ciò che potendo non sarà male - di non porre in moto l'intelletto.

Ma se notiamo che il Re non ci ha né veduti né sentiti, guardiamoci bene dallo star là come tonti, a guisa di anime che per essersi sforzate di frenare i pensieri e violentate per non pensare a nulla, si trovano in più grande aridità e forse in maggiore inquietudine d'immaginazione. Dio vuole che gli facciamo delle domande, che pensiamo di essere alla sua presenza, persuasi che Egli conosca quello che ci conviene. Non so affatto persuadermi che le industrie umane possano avere qualche valore in cose che Dio ha riservate a sé.

Sembra che in queste Egli abbia posto dei limiti, mentre ne ha lasciate libere molte altre che con il suo aiuto possiamo fare anche noi - sempre fin dove ce lo permetta la nostra miseria - come le penitenze, l'orazione e le altre buone opere.

6 - La seconda ragione è che queste operazioni interiori sono soavi e pacifiche, mentre ciò che vien fatto con pena è più di danno che di vantaggio. (Chiamo fatte con pena quelle azioni che esigono uno sforzo, come i1 trattenere il respiro).

L'anima deve abbandonarsi nelle mani di Dio, affinché Egli ne faccia quel che vuole; deve dimenticarsi di ogni suo interesse e fare il possibile per rassegnarsi alla sua divina volontà.

La terza ragione è che la stessa preoccupazione di non pensare a nulla può eccitare a pensare molto.

La quarta, perché non vi è nulla di più utile e di più gradevole a Dio che dimenticarci di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre soddisfazioni personali, per occuparci del suo onore e della sua gloria.

Ora, come può dimenticarsi di se stesso chi è tutto intento a non distrarsi, sino a non permettere che la sua intelligenza e i suoi affetti si muovano a desiderare la maggior gloria di Dio e a rallegrarsi per quella che già gode? Se é Dio che sospende l'intelletto, gli dà da occuparsi in altro modo, e ciò mediante una illustrazione così chiara che esso ne rimane assorto, persuaso che per certe cose non può proprio far nulla.

Tuttavia, e senza che ne sappia il modo, si trova meglio ammaestrato che non con l'impiego di tutte le sue diligenze, con le quali piuttosto si sarebbe fatto del danno.

Siccome Dio ci ha dato le potenze per aiutarci ad agire, non vedo perché si debbano sospendere, tanto più che ad ogni loro azione ha da corrispondere un premio. Lasciamole fare il loro ufficio, fino a quando Dio non si degni elevarle a uno più grande.

7 - Per l'anima che Dio ha voluto mettere in questa mansione, non vi è nulla di più conveniente, secondo me, che di attenersi a quello che ho detto: cioè, procurare, senza rumore e senza violenza, d'impedire che l'intelletto discorra, ma senza sospenderlo, né sospendere il pensiero, bensì impiegarlo nel ricordarsi della presenza di Dio e della sua natura divina.

Se l'intelletto si sospende da solo per quello che sente in sé, ciò sia alla buon'ora, purché si guardi dal volere intendere di che si tratta. Il dono è fatto solo alla volontà, e bisogna lasciarglielo godere senza ricorrere ad alcuna industria, eccetto a qualche parola amorosa. Del resto, avviene spesso in questo stato che, pur non procurandolo, si rimanga li senza pensare a nulla, benché solo per poco.

8 - Sul principio di questa mansione ho parlato dell'orazione dei gusti divini, poi sono passata all'orazione di raccoglimento, della quale avrei dovuto parlare prima, perché meno alta di quella, e mezzo per raggiungerla.

Dunque, nell'orazione di raccoglimento non si deve mai smettere di meditare e di discorrere con l'intelletto. Nell'altra invece, nella quale l'acqua si trova nella stessa sorgente e non per via di canali, l'intelletto, come ho detto in altro luogo, si sospende da sé o si sente sospendere dal fatto di non poter capire ciò che avviene; e così va girando da una parte all'altra come intontito, incapace di fissarsi in alcuna cosa.

Questa agitazione inquieta molto la volontà, che nel frattempo è tutta immersa nel suo Dio. Ma essa non se ne curi, perché perderebbe buona parte di ciò che gode: lasci stare l'intelletto e si abbandoni fra le braccia dell'amore. Il Signore le insegnerà quello che dovrà fare: cioè, riputarsi indegna di tanto bene e impiegarsi in atti di ringraziamento.

9 - Volendo trattare dell'orazione di raccoglimento, ho tralasciato gli effetti di quella dei gusti divini e i segni dai quali si può conoscere chi ne è favorito. A quanto si sperimenta, si tratta di una dilatazione o aumento di anima.

Ecco una sorgente da cui l'acqua non ha via di uscita, ma il cui bacino è così fatto che quanto più acqua riceve, tanto più cresce di capacità. Così sembra anche qui, perché, oltre le grandi grazie che si ricevono, Dio dilata l'anima e la rende capace di contenere ogni cosa.

Questa soavità e dilatamento interiore si riconoscono anche dall'energia di cui l'anima si sente ripiena, perché nel servizio di Dio non si porta più grettamente come prima, ma con larghezza maggiore. Cessa pure di angustiarsi per la paura dell'inferno, e nutre grande fiducia di andare un giorno in paradiso. Non teme che di offendere Iddio, ma non con timore servile, che qui sparisce del tutto.

Se prima aveva paura di far penitenza per non perdere la salute, ora le sembra con l'aiuto di Dio di poterne fare, non avendo mai avuto in proposito desideri così grandi come ora.

E se prima provava tanta ripugnanza per le tribolazioni, ora le teme di meno, perché la sua fede si è fatta più viva e vede che accettandole per amor di Dio, ottiene la forza di sopportarle con pazienza.

Anzi, nella sua brama di far qualche cosa per Lui, qualche volta le avviene pure di desiderarle. Quanto più progredisce nella conoscenza di Dio, tanto più bassa è l'opinione che si fa di sé.

E avendo assaporato le dolcezze del Signore, ritiene per immondizie quelle della terra, da cui si allontana a poco a poco, rendendosi, a ciò fare, sempre più padrona di sé. Insomma, resta migliorata in tutte le virtù, e andrà sempre più progredendo, purché non torni ad offendere Iddio, nel qual caso perderebbe ogni cosa, anche se già arrivata alla cima.

Però, non si deve credere che per trovarsi con tali effetti basti ricevere questa grazia una o due volte soltanto. Occorre riceverla di continuo: il nostro bene è tutto in questa perseveranza.

10 - Ecco un avviso che raccomando molto a chi si trova in questo stato. Si guardi attentamente dal mettersi nelle occasioni di offendere Iddio.

Qui l'anima non è ancora formata: è come un bambino che comincia a poppare, il quale se si discosta dal petto di sua madre non può aspettarsi che la morte. Se chi ha ricevuto questa grazia si allontana dall'orazione senza un'urgente necessità e non vi fa subito ritorno, temo grandemente che le avvenga come al bambino, e vada di male in peggio. So che vi è molto da temere, e conosco alcune persone a cui questo è successo per essersi allontanate da Colui che voleva farsi loro amico, come dimostravano le sue opere.

Ne sento viva compassione. Se tanto insisto sulla fuga dalle occasioni, è perché il demonio mette più impegno nel rovinare un'anima sola di queste, che non molte altre a cui Dio non faccia tali grazie.

Queste gli possono essere di gran danno, perché attirano altre anime, con immenso vantaggio per la Chiesa di Dio. Perciò le combatte in ogni modo e fa di tutto per rovinarle, se non altro per la rabbia di vederle tanto amate da Dio. Ma se soccombono, diventano peggiori delle altre.

Da questi pericoli, sorelle, a quanto si può capire, voi siete al sicuro. Ma Dio vi liberi dall'andare in superbia e vanagloria!

Il demonio può simulare anche queste grazie; ma lo si conosce facilmente, perché non solo non produce gli effetti che ho descritto, ma ne lascia di diametralmente opposti.

11 - benché ve n'abbia già parlato altrove, tuttavia vi voglio avvertire di un pericolo in cui ho visto cadere varie persone di orazione, specialmente donne, che perla loro debolezza vi sono più esposte: ed è il seguente.

Alcune persone, a causa delle loro grandi austerità, orazioni e vigilie, o semplicemente perché di debole complessione, non possono ricevere una consolazione spirituale senza che la loro natura ne rimanga soggiogata.

E siccome sentono una certa interiore dolcezza mentre esteriormente vanno indebolendosi e mancando - specialmente quando entrano in quello stato che si chiama di sonno spirituale, che è alquanto più alto di quello anzidetto - confondono quella dolcezza con l'indebolimento che sentono, e se ne lasciano sopraffare.

Più si abbandonano e più ne rimangono assorbite, perché la natura s'indebolisce sempre più. E intanto credono che sia un qualche rapimento. Ma io lo chiamo sbalordimento, perché non fan altro che perdere il tempo e rovinarsi la salute.

12 - Una certa persona rimaneva in questo stato per otto ore di seguito, senza perdere i sensi, e nemmeno con pensieri di Dio. Ma siccome si trovò chi l'ebbe a intendere, le fecero sparire ogni cosa obbligandola a mangiare, a dormire e a non fare tanta penitenza. Senza volerlo, aveva ingannato il confessore, varie altre persone e se stessa. Sono convinta che il demonio non vi doveva essere estraneo: pretendeva di cavarne vantaggio, e non poco già cominciava ad averne.

13 - È bene sapere che vi può essere languidezza esteriore ed interiore anche allora che questo stato proviene da Dio, ma l'anima ne rimane forte, e nel vedersi così vicina al Signore, si lascia andare a grandi sentimenti.

Tuttavia questo stato non dura che pochissimo, benché si ripeta di frequente e l'anima torni a sospendersi. Tuttavia, se non è per debolezza naturale, questa orazione non solo non abbatte il corpo, ma nemmeno è causa di affezioni esteriori.

Perciò dovete star bene attente, e quando alcuna va soggetta a tali cose, ne avverta la Superiora e faccia di tutto per distrarsi. La Superiora non le permetta tante ore di orazione ma gliene ordini poca. Procuri che mangi e che dorma bene, fino a quando non abbia riprese le sue forze naturali, nel caso che le abbia perdute per mancanza di nutrimento e di sonno.

Se è di così debole complessione da non averne giovamento, credetemi, Dio la vuole per la vita attiva: nei monasteri vi dev'essere di tutto.

Sia impiegata negli uffici e si abbia cura che non rimanga troppo in solitudine, perché finirebbe col rovinarsi del tutto la salute.

Ciò le sarà di grande mortificazione, ma il Signore vuol provare come sopporti la sua assenza, e se lo ami per davvero. Dopo un po' di tempo, può darsi che Egli le ritorni le forze; ma se non lo fa, ella acquisterà tanti meriti con la preghiera vocale, e l'obbedienza, quanti ne acquisterebbe con la vita contemplativa, e forse più.

14 - Può anche darsi che vi siano persone d'immaginazione o di testa così debole come io ne ho trovate, che s'immaginino di vedere tutto quello che pensano. Sarebbe molto pericoloso, ma siccome ne devo parlare più avanti, non aggiungo altro. Mi sono tanto dilungata in queste mansioni perché credo che in esse le anime vi entrino in maggior numero. Si aggiunga inoltre che in queste, per l'unione che vi è del naturale col soprannaturale, il demonio può fare maggior danno che nelle seguenti, nelle quali il Signore non gli lascia tanta libertà.

Sia Egli per sempre benedetto! Amen!

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