XXXIV.

Si discute sempre sulle false dottrine esistenti ai tempi apostolici

Ecco quelle che, come io credo, furono al tempo degli Apostoli le dottrine false e bugiarde; e sono essi stessi infatti che ci illuminano su questo punto. Ma pure, noi, non troviamo, in mezzo a tanta falsità e perversità di credenze, nessuna scuola che abbia sollevato discussione alcuna o mosso alcun dubbio sulla questione di Dio, Creatore dell' Universo. Non ci fu mai alcuno che pensasse d'immaginare un altro Dio: se qualche dubbio s' affacciava, era più facile che involgesse la figura del Figlio, piuttosto che quella del Padre, finchè Marcione portò fuori un'altra divinità, oltre Iddio Creatore, che possedeva solo l'attributo della bontà. Apelle, ai contrario, fece Creatore, e Dio della Legge e d'Israele, un angelo, io non saprei dir quale, rivestito della gloria di una superiore divinità, e sostenne che costui avesse un'essenza ignea; e Valentino, poi, disseminò i suoi Eoni, e il difetto d'un solo Eone, lo riconobbe come origine del Dio Creatore.

A costoro solamente adunque e per primi sarebbe stata chiara ed aperta la conoscenza intorno alla divinità; ma evidentemente essi conseguirono un privilegio e una grazia più piena e completa dal diavolo, il quale volle gareggiare con Dio, così da compiere ciò che questi aveva recisamente negato (127) e, precisamente, colle dottrine sue false e velenose, rendere i discepoli al di sopra del maestro. Vadano dunque ricercando e si scelgano queste singole credenze eretiche il momento in cui possono essere apparse: non avrà per altro, tuttavia, alcuna importanza la determinazione di questo momento; non è infatti da parlare affatto dì elemento alcuno di verità in rapporto a esse: e non sarebbe possibile come quelle che neppure esistevano al tempo degli Apostoli. Se fossero esistite avrebbero avuto ricordo anch'esse come quelle contro le quali si dovevano prender misure coercitive: quelle false dottrine, che pure al tempo degli Apostoli pullulavano, ebbero singolarmente la loro esplicita condanna. Dunque noi dobbiamo per forza ammettere: o queste eresie ora esistenti sono le medesime di quelle dottrine che, appunto in forma più semplice e rudimentale esistevano già nei tempi degli Apostoli, mentre ora si sono, in certo modo, raffinate, e in tal caso hanno avuto fin d'allora in se stesse il principio della loro condanna; oppure dobbiamo riconoscere che queste d' ora siano diverse da quelle di una volta e nate quindi in un periodo posteriore: ma in quanto da quelle prime false dottrine abbiano tratto qualche elemento di lor credenza, dal momento che sono legate in certi loro principi, ne sorge come logica necessità che debbano anche aver comune con quelle la riprovazione e la condanna di ciò che affermano.

Dal momento dunque che da quanto s'è detto appare chiaro che l'eresie abbiano un carattere di posteriorità, posto anche che sfuggano così, in certo modo, alla condanna pronunziata contro quelle dottrine prima di esse esistite; per l'età in cui si svilupparono è giustificato il principio di prescrizione in quanto maggiormente appaiono nella loro luce di falsità e di perversità come quelle che più lontane dagli Apostoli, non sono poi da questi neppur ricordate.

Da tutto ciò risulta con maggior sicurezza che erano proprio queste eresie, quelle che veniva predetto che un giorno si sarebbero pur sviluppate (128).

XXXV.

Le eresie non possono contenere germe alcuno di verità

Queste eresie tutte si trovano strette da noi e quasi chiamate apertamente in causa da queste nostre considerazioni e vengono confutate, siano esse posteriori all'età degli Apostoli, sia invece che abbiano sortito origine nel tempo loro. Esse insomma sono diverse e si allontanano dalla loro dottrina: possano dagli Apostoli avere avuto parole dì biasimo e di condanna su certi punti particolari o possano essere state condannate in complesso, non importa: basta il fatto d'aver ricevuto già riprovazione e condanna. Provino dunque, su, via, a risponderei e a lanciare contro la dottrina da noi sostenuta delle prescrizioni di simil genere. Se diranno che la nostra dottrina non possiede in sè il principio della verità, dovranno pur provare che essa è eresia e confutarla con un procedimento uguale a quello col quale noi operiamo contro le dottrine ereticali e, nello stesso tempo, dovranno mostrare chiaramente dove sia da cercarsi la verità, dal momento che ormai resulta chiaro che essa, presso di loro, non esiste affatto.

La dottrina che noi seguiamo, non solo non può dire di avere un carattere di posteriorità, ma anzi, su tutte quante, può vantare la priorità assoluta. Questa è appunto la prova della verità in essa contenuta: per la precedenza che essa possiede sulle altre discipline tutte. È lei che non trova da parte degli Apostoli condanna alcuna, anzi la più strenua e valida difesa, incontra: e non è forse questa la prova migliore che essi la considerano e la sentono come propria? Sono appunto gli Apostoli che condannano qualunque dottrina che capiscono lontana ed aliena da loro. Ebbene: essi, non avendo per la dottrina nostra parola alcuna di riprovazione, dimostrano che la riconoscono quasi proprietà loro, ed è perciò che la difendono.

XXXVI.

Le Chiese Apostoliche: esse detengono il tesoro della verace dottrina

Ma insomma! vorrai tu con maggior frutto magari andar facendo ricerca ed esaminando, con l'occhio fisso sempre però a quel che costituisca la tua salvezza? Allora, guarda un po' ... , passa in rivista, dico, le Chiese Apostoliche: è presso queste che ancora si possono vedere le cattedre, lì, al loro posto, dove gli Apostoli insegnarono; è là che si vanno rileggendo le lettere autentiche degli Apostoli; è là dove tu puoi ascoltare quasi la loro viva voce; è là dove tu puoi quasi rivedere davanti a te l'aspetto di ciascuno di loro. Sei vicino all'Acaia: ecco che hai prossimo Corinto; se non ti troverai lontano dalla Macedonia, avrai Filippi; se puoi giungere fino in Asia, eccoti Efeso; se poi stai in Italia, hai Roma, donde anche a noi, che viviamo in Africa, giunge la parola della sua autorità. O davvero privilegiata e felice questa Chiesa Romana, sulla quale gli Apostoli versarono, col loro sangue, il torrente della loro dottrina; dove Pietro soffre supplizi, che si potrebbero paragonare a quelli del Signore; dove Paolo, colla sua morte, uguale a quella di Giovanni Battista, acquista la palma del martirio; da dove Giovanni ebbe a sopportare la relegazione in un'isola, dopo che miracolosamente nulla ebbe a soffrire, sebbene fosse stato immerso in un bagno di olio bollente ! Osserviamo e consideriamo che cosa abbia prima imparato la Chiesa di Roma e quale dottrina poi abbia tramandato nel suo insegnamento: quale testimonianza essa arrechi, e con lei, le Chiese Africane.

Essa riconosce un Dio solo, che ha creato l'Universo; riconosce Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria e Figlio di Dio Creatore; crede alla Resurrezione dei corpi; essa unisce la Legge e i Profeti coi Libri Evangelici ed Apostolici ed è di lì che attinge la forza e la fermezza della sua fede. Il primo segno di questa fede essa l'imprime colf acqua, lo ferma collo Spirito Santo; l'Eucarestia dà poi a questa fede nutrimento vitale. Essa [la Chiesa Romana] chiama, invita al martirio e si guarda bene dall'accogliere nel suo seno chi potesse esser contrario alla dottrina sua e ai principi da lei sostenuti.

Questa è proprio quella dottrina, non dico già che solo preannunziasse le eresie che sarebbero sorte dopo, ma quella dalla quale queste stesse trassero loro origine. Ma non si deve dire... via, che abbiano avuto origine le dottrine eretiche dal seno della Chiesa..., dal momento che esse sono divenute poi sue nemiche; e dal nocciolo dell'oliva, forse, che è frutto così dolce, così ricco e così necessario, non nasce anche il selvatico oleastro? e dai semi del fico, che è frutto così gradito e di tanta dolcezza, non nasce forse il caprifico, inutile e selvatico? E lo stesso procedimento si ha nelle dottrine eretiche: è vero proprio che dal tronco nostro esse escono, ma non appartengono poi alla famiglia nostra. Sta bene che esse siano pur sorte dal buon seme della verità, ma poi sono tosto divenute rozze e selvatiche, perchè hanno seguito la falsità e la menzogna.

XXXVII.

Le Scrittore Sacre non possono appartenere affatto agli eretici.

Le cose stanno dunque così: che noi possediamo la verità; che essa deve a noi proprio venire aggiudicata; a noi, che avanziamo, ognuno, sicuri in questa nostra regola, che le Chiese riceverono dagli Apostoli, gli Apostoli a lor volta attinsero dalla voce di Cristo, Cristo, da Dio. È chiaro ed evidente dunque che noi abbiamo pieno il diritto di non riconoscere agli eretici la facoltà di discussione e d'esame delle Scritture Sacre; sono proprio loro che noi possiamo benissimo convincere, senza appoggiarsi affatto all'aiuto dei Libri Sacri, che su di questi non possono vantare diritto alcuno. Non si possono dir Cristiani costoro, dal momento che, non traendo da Cristo la loro dottrina, ne seguono una a loro scelta, onde s'acquistano appunto il nome di eretici. Se dunque non sono Cristiani, è chiaro che sui Libri Sacri non possono vantare diritto alcuno, e noi potremmo rivolgerci a loro con queste parole e giustamente: Chi siete voi? quando e donde siete venuti? a che v'occupate e v'intromettete nelle cose nostre, voi, che non appartenete affatto a noi, che non siete dei nostri? Marcione, si può sapere di dove attingi la facoltà di tagliar legna dalla mia selva? chi ti ha dato il permesso, o Valentino, di deviare le acque dalle mie fonti? e in nome di qual diritto, tu, Apelle, sposti i confini delle mie terre? È casa mia questa; questi sono possessi miei; come può avvenire che voi altri tutti, secondo il piacimento vostro, seminiate e raccogliate pascolo in queste mie terre? È mia questa terra: ve l'assicuro; da tanto tempo è mia; ed è chiaro il diritto di priorità che io ne ho su di voi, e delle prove non me ne mancano e son prove sicure, autentiche e le traggo proprio dai loro primi ed autentici padroni. Sono io l'erede degli Apostoli, e, precisamente, come essi hanno disposto per testamento, come confermarono e trasmisero per fedecommesso e come poi essi infine fissarono sotto la santità del giuramento, io sento di possedere la loro dottrina. Per quello poi che riguarda voi eretici, gli Apostoli, senza dubbio, vi hanno sempre rinnegato, vi hanno considerati lontani da loro, come estranei, come nemici. Ma gli eretici, in seguito a che cosa possono apparire agli Apostoli come estranei, come nemici, se non per una intima e profonda diversità di dottrina, la quale ciascuno di loro, secondo il proprio capriccio, o inventò o accolse, contrariamente a quanto era stato affermato dagli Apostoli?

XXXVIII.

Le Sacre Scritture: loro integrità; gii eretici le hanno male interpetrate o alterate

È proprio là, dunque, dove si riscontra diversità di dottrine, che noi dobbiamo pensare che quivi appunto vi sia una falsificazione di Scritture ed errore d'interpetrazione. Coloro i quali si proposero di alterare la parte sostanziale dell'insegnamento, si trovarono, per forza, nella necessità di disporre altrimenti i mezzi che dovevano servire per giungere a tale dottrina; perchè la sostanza dell'insegnamento loro non avrebbe potuto essere minimamente alterata, se non fossero state diverse le strade per le quali dovevano giungere ad impartire tale dottrina. Come agli eretici, dunque, sarebbe stato impossibile giungere alla falsificazione della dottrina stessa, senza mutare o alterare, in certo modo, gli elementi suoi, così anche a noi, nello stesso modo, non sarebbe stato possibile mantenere la integrità della dottrina, se integri non fossero rimasti i principi e i mezzi, per i quali essa dottrina procedeva, e quegli elementi sui quali trovava sua base l'insegnamento di essa.

E nei nostri libri che cosa si potrebbe trovare che non sia perfettamente in accordo con quello che crediamo noi? ci abbiamo forse messo qualcosa di nostro? o che cosa si può trovare che noi cerchiamo in qualche modo di correggere o togliendo o aggiungendo o mutando? Quello che noi siamo, lo sono pure le Scritture Sacre fin dalla loro origine prima: è da esse che traiamo la sorgente nostra di vita, prima che subissero qualsiasi alterazione, prima che da voi fossero in qualche modo guastate. Dal momento che ogni inter-polazione è logico che si debba credere posteriore all'originale, poichè essa è necessariamente scaturita fuori da un certo spirito di rivalità e di dissenso, che non può, naturalmente, vantare carattere di priorità e neppure può essere che in certo modo si debba considerare della stessa famiglia di quel principio a cui cerca di contrastare; per questa ragione, è naturale che nessuna persona fornita di buon senso, possa credere minimamente che siamo stati noi a portare nelle Sacre Scritture una mano emendatrice e falsificatrice, noi che siamo stati i primi e abbiamo attinto da esse direttamente la dottrina nostra. Piuttosto è da pensare che tali emendamenti l'abbiano introdotti coloro che vennero dopo e che ci furono contrarî e nemici. Ecco qua uno, che falsifica il testo; eccone un altro, che, dando una interpetrazione diversa, viene ad alterare profondamente, intimamente il senso della Scrittura. E non si deve pensare che, se Valentino sembra pure servirsi delle Scritture, mantenendole nella loro integrità organica, egli non sia di un'astuzia più fina e più sottile di Marcione, il quale colpisce in pieno, apertamente, colle sue armi, la verità. Fu di una spada che Marcione si servì per colpire in piena luce e decisamente le sacre pagine; non gli bastò la penna, e così, dopo averle straziate colle sue armi, le ridusse alle sue credenze. Valentino le risparmiò e non prese di mira le Scritture per armonizzarle al suo sistema, ma sforzò il suo sistema ad entrare, ad accomodarsi nell'ambito delle Scritture. Ma in quanto a tagliare, ad aggiungere.... anche più degli altri, costui, perchè non ha risparmiato parola, alla quale non abbia sottratto il suo significato proprio e reale e sovrapposto certe combinazioni strane d'immagini più o meno fantastiche,

XXXIX.

Gli eretici tengono in loro uno spirito dì menzogna

Erano proprio questi esseri, queste intelligenze che venivano dagli spiriti del male e del falso (129), e noi dobbiamo, o fratelli, combattere appunto contro questi, e bisogna guardarli bene in faccia, noi; come esseri, di cui la fede ha necessità assoluta. E non è per loro forse che verranno alla luce gli eletti e si scopriranno pure, invece, i reprobi (130)? Ed è appunto per questo che essi posseggono tale un'abilità e tale una forza, da costruire, da intelaiare con tanta facilità una rete di errori. Ma questa facilità d'intesser e errori non ci deve far meraviglia alcuna: non è mica essa qualcosa di strano e di inesplicabile! Di questa abilità abbiamo esempi anche a portata di mano nella letteratura non religiosa, ma profana. Ecco che ai giorni nostri si vede comparire una tragedia tratta da Virgilio, ma cambiata completamente poi nel suo complesso: la materia è adattata bene alla forma poetica, e la forma poetica armonizza quindi colla materia trattata. Eppoi Osidio (131) Geta trasse completamente da Virgilio la sua tragedia intitolata Medea, e fu proprio uno che è a me legato da una certa parentela, che, con espressioni del poeta stesso su rammentato, riuscì a ricamare così, nelle ore di svago letterario e di divertimento, uno scritto che si disse la Tavola di Cebete (132).

E sogliono ricevere il nome di centoni Omerici, o Omero-centoni più propriamente, gli scritti di coloro che dai Poemi Omerici, con un lavoro loro personale, riuniscono, per formarne una specie di centone, in un sol corpo, quelle singole parti che essi credono potere armonizzare. La sacra letteratura per così dire, ha invero una ricchezza e una larghezza tali, quali sono sufficienti a qualunque esigenza, ed io non ho timore alcuno ad affermare che i Libri Sacri siano stati disposti e armonizzati per volontà di Dio, in tal modo, che essi potessero offrire materia agli eretici, per fissare le loro dottrine, dal momento che io leggo che è necessario che le eresie esistano (133); le quali non potevano esistere senza le Sacre Scritture.

XL.

Falsi e ingannevoli procedimenti degli eretici

Ma si domanda: da quale potenza può venire interpetrato il senso di quei luoghi, in modo che essi favoriscano poi lo svolgersi di una credenza eretica? È manifesto che ciò non può avvenire se non da parte del diavolo; è proprio il suo mestiere, del resto, quello di sconvolgere e di turbare ogni principio di verità. E lui pure imita nei misteri degli idoli, i riti delia divina fede; egli pure battezza chi professa fede in lui e si dice suo seguace; e promette pure lui che le loro colpe otterranno perdono da questo lavacro. Se ancor bene mi ricordo, anche Mitra (134) segna i suoi seguaci, e imprime loro il suggello sulla fronte, dì quella che sia la sua religione; anche l'offerta del pane è fra le cerimonie che si ricollegano a lui; ecco che nei suoi riti appare anche un'immagine della resurrezione, e ai caduti di spada offre la corona. Eppoi, non ha fissato pur lui per il suo sommo sacerdote la facoltà di stringere una sola volta vincolo di nozze? Anche lui ha le sue vergini ed ha pure discepoli, che osservano i principi della continenza. Del resto se ci rifacciamo a considerare le credenze superstiziose di Numa Pompilio, se esaminiamo le funzioni dei sacerdoti gli onori di cui sono insigniti, i loro privilegi, le funzioni sacrificali a cui essi presiedono, gli strumenti e i vasi diversi che vengono usati nei molteplici riti, e le stranezze, le particolarità curiose e minuziose dei voti e delle cerimonie espiatorie, non ci appare forse manifestamente che il demonio ha imitato la Legge Mosaica in tutta la sua minuziosa esattezza?

Egli dunque, che i medesimi procedimenti rituali con cui vengono trattati e celebrati i Sacramenti del Signore, si è studiato con tanta scrupolosità di riprodurre nelle cerimonie idolatre; egli dico, tese con ogni desiderio a raggiungere questo scopo e potè infatti applicare ad una credenza profana, in contrasto aperto colla vera, quei procedimenti proprì delle cose divine e dei Sacramenti Cristiani. I pensieri suoi si ritrovavano nei nostri, le sue parole erano quelle nostre, le sue parabole non erano che le parabole nostre. Ed è per questo, dunque, che non ci deve essere alcuno, il quale possa nutrire dubbi che quei principi di male e di menzogna, da cui traggono origine e alimento le eresie, derivino proprio dal diavolo e che le eresie non sono affatto molto lontane dalla idolatria, in quanto riconoscono come loro principio e usano come loro mezzi, quelli stessi che riconosce e di cui si serve l'idolatria. Infatti o immaginano un Dio diverso dal Dio, sommo Creatore, oppure, se riconoscono un Dio unico Creatore, seguono intorno a Lui una credenza che non è la vera. E dunque, qualunque parola di menzogna che si possa pronunziare contro Iddio, diviene, in certo modo, elemento d'idolatria.

XLI.

La dottrina eretica ha sempre elementi di confusione e di oscurità, che non si riscontrano nella vera dottrina, che è luce e fulgore.

Non sarebbe però il caso di tralasciare la descrizione di tutto il procedimento seguito dagli eretici nelle loro relazioni? Voi, vedete quanto sia futile, quanto materiale, quanto profana, quanto la loro condotta sia senza serietà alcuna, senza dignità, senza spirito di disciplina, ma come tutto questo, in fondo, combini esattamente col carattere della loro credenza? Dirò per primo: fra loro chi è che conosca chi sia catecumeno e chi fedele? senza differenza alcuna essi presenziano alle cerimonie, ugualmente ascoltano, ugualmente pregano: potrebbero magari presentarsi a loro anche dei pagani: ebbene: eccoli lì pronti a gettare dinanzi ai cani le cose sacre, e le perle dinanzi ai porci; perle, dico; ma false s'intende (135). Parlano di semplicità; ma io direi che la loro semplicità è lo sconvolgimento e il sovvertimento della dottrina tutta; chiamano, invece, l'attenzione, la diligenza nostra scrupolosa, nei riguardi delle sacre credenze, ricerca corruttrice. Essi concedono la pace a tutti, così, in massa, senza seguire discernimento alcuno; per loro poi, non esìste, e non importa la diversità dei mezzi e dei procedimenti, purchè tutti abbiano come scopo quello di combattere, di alterare, di guastare l'assoluto principio del vero. Orgoglio ne hanno tutti a dismisura, tutti promettono luce di sapienza. I catecumeni, prima di giungere al richiesto grado di dottrina e di conoscenza, sono iniziati ai loro misteri. E la sfacciataggine, l'impudenza a cui giungono le donne eretiche, è poi straordinaria: esse hanno bene l'ardire d'insegnare, di discutere, di compiere esorcismi, di promettere guarigioni, e ci manca poco che non giungano anche a battezzare I Le ordinazioni loro rivestono il carattere della più assoluta leggerezza, senza un fondamento, senza serietà alcuna e non possono, quindi, avere stabilità; sono capaci d'innalzare, ora, dei giovanissimi senza esperienza e dottrina, ora, uomini che hanno troppo ben salde relazioni col mondo, talvolta anche degli apostati nostri, e tentano, dal momento che in nome della verità non lo potrebbero fare, di tenerseli vincolati, favorendo in loro l'ambizione. In nessun campo si verificano progressi tali come si avvertono nel campo degli eretici; basta esser di loro e il continuo progredire viene da sè: oggi uno è vescovo, domani sarà vescovo un altro; oggi uno è diacono, domani eccotelo lettore; oggi sacerdote? domani costui lo troveremo laico; poichè anche i laici, presso di loro, adempiono a funzioni sacerdotali.

XLII.

Predicazione presso gli eretici.

E che cosa dovrò dire dell'ufficio che essi attribuiscono alla parola? Questa facoltà presso di loro non serve a fare opera di conversione sui pagani, ma per condurre i nostri fuori della via della verità. Sapete quale sia il genere di gloria a cui essi aspirano maggiormente? se riescono di abbattere coloro che stanno in piedi, saldi, ben fermi; non quella che potrebbe loro derivare da sollevare i caduti! E si capisce: quello che essi fanno non deriva da qualche cosa di organico, di armonico che posseggono e che possono dire loro proprio; ma è qualche cosa di frammentario, di inorganico che'risulta appunto dallo sgretolare la verità. Vogliono costruire la loro casa? ebbene: essi si servono dei materiali che sono riusciti ad abbattere dalla nostra. Togliete a costoro il principio della Legge Mosaica, i Profeti, Iddio Creatore: essi, ecco, che non sapranno formulare contro di noi, più accusa alcuna. Ed accade così, che essi riescono a mandare in rovina più facilmente gli edifici, che pur hanno solide basi, piuttosto che ne possano costruire uno nuovo coi materiali giacenti. E a questo lavoro essi attendono con umiltà ipocrita, con ogni maggiore mitezza e sottomissione. Del resto, poi, costoro non conoscono riguardo alcuno neppure per i loro capi; e questa è la ragione per la quale fra eretici non si sente parlare di scismi, perchè, anche quando vi siano, non vengono alla luce: sta proprio nello scisma la loro forza unitaria. Chiamatemi liberamente bugiardo, quando non sia vero che ognuno s'allontana, si stacca dalle proprie norme senza riguardo alcuno; e le regole ricevute le altera, le dispone, le modifica a suo modo, come del resto colui che tali norme anteriormente aveva tramandato, le aveva prima, a sua volta, mutate secondo l'arbitrio suo. Dunque l'eresia nel suo progredire, nel suo svolgersi, non fa che conservare la natura sua originaria e il carattere che essa ebbe fin da principio. Quello che Valentino crede lecito per sè, cioè portare innovazioni secondo il suo capriccio in materia dì fede, se lo credono lecito anche i suoi seguaci, i Valentiniani, e Io stesso accade per Marcione e i Marcioniti. Così infine, qualora noi volessimo esaminare proprio intimamente le credenze eretiche, noi troveremmo, senza dubbio, che tali dottrine si trovano certamente in contrasto in molti punti col fondatore della dottrina stessa. Un numero grande di loro non riconoscono chiese, e se ne vanno privi di quella che dovrebbe essere come la madre loro, senza alcuna sede stabile, privi di luce ed errabondi cosi, come divisi e banditi dalla società.

XLIII.

Stranezze degli eretici

Non sono sfuggite neppure le relazioni che gli eretici hanno con una gran quantità di maghi, di ciarlatani, di astrologhi, di filosofi; con tutta quella gente, cioè, che non fa altro che spendere il suo tempo in ricerche vane ed inutili. Non fanno essi che ricordare il versetto "cercate e troverete„ (136). Quale specie di fede essi abbiano, si può giudicare benissimo dalla condotta, dal tenore di vita che essi tengono, dalle compagnie che frequentano; è proprio tutto questo che può darci un indice della dottrina da essi seguita. Dicono costoro che non bisogna temere Iddio: è naturale quindi che in tutte le cose per essi ci debba essere la più assoluta delle libertà; ma dove è che si può parlare di non temere Iddio, se non là dove la divinità non sia? e dove non è Iddio, ivi non sta neppure la verità e dove non esiste verità, ivi non si può non riscontrare, naturalmente, che un sistema di vita quale è quello che gli eretici seguono. Ma dove Dio esiste, ivi non si può non riscontrare il timore di Lui, nel quale appunto risiede il principio di ogni Sapienza (137); là, dove esiste il timor di Dio, esìstono pure una condotta seria e dignitosa, una cura scrupolosissima, una diligenza grande, un criterio di scelta assennato e giusto, la facoltà di giudicare e di esprimersi dopo aver ben riflettuto, il nostro miglioramento per le opere degnamente prestate, la sottomissione ai sacri principi religiosi, la pietà delle opere, la modestia di ogni nostra azione.: la Chiesa nella sua armonica unione è lì: tutte queste cose sono di Dio.

XLIV.

Gli eretici: il giudizio che il Signore darà su loro

A maggior dimostrazione della verità, s'aggiungono poi queste prove, che consistono appunto nella severità massima della disciplina da noi sostenuta. Come è possibile che vi sia qualcuno il quale voglia allontanarsi da lei! non ne potrà ricevere vantaggio alcuno davvero: basterà che ognuno pensi al futuro giudizio finale, per il quale sarà pur necessario che noi tutti ci presentiamo al supremo tribunale di Gesù, per render conto delle azioni nostre (138) e sopratutto di come noi abbiamo saputo conservare il principio della fede più pura. E che dovranno dire dunque coloro, che la Vergine consegnataci da Gesù (139) hanno vergognosamente macchiato colla adultera colpa dell'eresia? Oh, io penso che essi addurranno come scusa, come giustificazione del loro operato, il fatto che loro non fu detto nulla mai intorno a dottrine malvagie e perverse che avrebbero dovuto sorgere, ne da Cristo nè dagli Apostoli, e che quindi avrebbero dovuto guardarsene e coprirle del loro disprezzo (140). E quindi saranno pronti a gettare la colpa, che è di loro, invece su chi non li ha prima messi sull'avviso, onde potessero difendersi.

Ma saranno poi anche pronti ad aggiungere molte osservazioni e prove sull'autorità posseduta da ciascuno che sia stato fondatore e sostenitore di un'eresia e diranno che quelli hanno saputo confermare e dare prove convincenti e sicure della loro dottrina: hanno infatti resuscitato dei morti, hanno restituito la sanità a dei malati, hanno predetto il futuro, così che, a buon dritto, essi potessero esser creduti apostoli (141). Quasi che non fosse stato scritto pure che sarebbero venuti molti i quali avrebbero operato fra gli uomini delle cose straordinarie, miracolose addirittura, e tutto ciò l'avrebbero fatto per rafforzare, per consolidare la loro predicazione, che non era altro invece che menzogna ed inganno.

E sarà così forse che spereranno di ottenere perdono. E allora potrebbe anche verificarsi il caso che coloro, i quali avranno tenuto fede alle Sacre Scritture Apostolìche e alle regole in esse contenute e avranno conservato quindi la loro dottrina nella sua più assoluta integrità e purezza, forse potranno anche correre pericolo di condanna.

Il Signore potrà loro risponder così: avevo preannunziato che sarebbero certamente venuti alcuni che, in mio nome, in quello dei Profeti e degli Apostoli, sarebbero stati maestri di menzogna, ed io avevo dato incarico ai discepoli miei di avvertirvi di ciò. Avevo anche dato ai miei Apostoli un Vangelo e tutta una dottrina ispirata a quei principi di fede, ma non avendo voi dimostrato di credere facilmente, piacque a me poi di apportare qualche cambiamento. Anche la Resurrezione della carne avevo promesso, ma ci ho ripensato su e mi accorgo di non poter più mantenere la promessa fatta. Mi ero manifestato come chi aveva avuto suo nascimento da una Vergine, ma poi questa cosa mi è sembrata coperta da un'ombra di vergogna. Colui che fa sorgere il sole e manda dal cielo le pioggie l'avevo chiamato Padre mio: un altro padre migliore del primo mi ha ora adottato. Vi avevo anche proibito di dare ascolto agli eretici, ma riconosco ora che ho sbagliato. Cose enormi queste! ma avvengono a coloro che escono dalla retta strada e non sanno evitare i pericoli, i quali minacciano ed insidiano la fede vera ed integra.

Ma mi par che basti ora: noi abbiamo portato la nostra parola contro tutte le eresie in generale e dobbiamo contro di esse usare prescrizioni ben fisse, ispirate alla massima giustizia e che rispondano a un criterio di assoluta necessità; e abbiamo il dovere di tenerle ben lontane da ogni eventuale confronto colle Sacre Scritture. Ci accompagni la grazia del Signore e potremo anche su qualcuna portare la nostra risposta particolarmente. Per chi legge queste nostre pagine nella fede della verità, noi formuliamo l'augurio di avere dal nostro Signore, pace e favore in eterno.

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