Siamo lieti di pagare il nostro debito

XI. - 1. Né noi saremmo uccisi né gli uomini ingiusti e i demoni avrebbero la meglio su di noi, se ogni uomo generato non fosse comunque debitore della morte; perciò siamo lieti di pagare il nostro debito.

2. Pertanto riteniamo bello ed opportuno riferire a Crescente, ed a quanti come lui delirano, l'episodio narrato da Senofonte.

3. Narrò Senofonte che Eracle, giunto a un trivio, incontrò la virtù e il vizio, apparsi sotto forma di donne.

4. Il vizio, in molle veste, con volto seducente e fiorente, dagli occhi subito ammaliatori, disse ad Eracle che, se l'avesse seguito, gli avrebbe procurato una vita sempre felice e adorna di sfarzo splendidissimo, simile al suo.

5. La virtù invece, di squallido aspetto e in squallide vesti, disse: "Se tu mi darai ascolto, ti ornerai non di ornamenti e di bellezza caduchi o corruttibili, ma di ornamenti eterni e belli".

6. Noi siamo assolutamente convinti che, chiunque fugga ciò che apparentemente è bello e persegua ciò che è reputato aspro ed assurdo, ottiene in cambio la felicità.

7. II vizio infatti, ponendo, a copertura delle proprie azioni, le qualità delle virtù e ciò che è vero bene, tramite l'imitazione delle cose incorruttibili (in realtà esso non ne ha né può fare alcunché di incorruttibile), soggioga gli uomini proni a terra, assegnando alla virtù le proprie inique qualità.

8. Ma quelli che hanno capito il vero bene, sono anche incorruttibili per la virtù. Questo bisogna che comprenda ogni persona che ragioni, riguardo ai cristiani, agli atleti ed a quanti compirono quelle azioni che i poeti narrarono a proposito dei falsi dèi: questa è la conclusione che si deve trarre dal nostro disprezzo della morte a cui tutti cercano di sfuggire.

L'approdo al cristianesimo

XII. - l. Infatti io stesso, che mi ritenevo soddisfatto delle dottrine di Platone, sentendo che i cristiani erano accusati ma vedendoli impavidi dinanzi alla morte ed a tutti i tormenti ritenuti terribili, mi convincevo che era impossibile che essi vivessero nel vizio e nella concupiscenza.

2. Infatti quale uomo libidinoso o intemperante o che reputi un bene il cibarsi di carne umana potrebbe abbracciare la morte, per essere privato di questi suoi beni, e non cercherebbe invece di vivere sempre la vita di quaggiù e di sfuggire ai magistrati, anziché autodenunciarsi per essere ucciso?

3. Ormai anche a questo i cattivi demoni sono giunti, con la collaborazione di alcuni uomini malvagi.

4. Essi infatti, per mandare a morte alcuni di noi sulla base di false accuse, trascinano negli interrogatori i nostri servi, o fanciulli o donnicciole, e fra tormenti spaventosi li costringono ad accusarsi di quelle nefandezze di loro invenzione, proprio di quelle che essi apertamente commettono. Ma poiché non ci riguardano, non le teniamo in alcun conto, avendo Dio, ingenerato ed ineffabile, come testimone sia dei nostri pensieri sia delle nostre azioni.

5. Che cosa ci impedisce di confessare pubblicamente che anche queste azioni sono oneste, e di dimostrare che sono una filosofia divina, sostenendo che noi celebriamo i misteri di Cronos, se uccidiamo uomini e ci saziamo di sangue (come si dice), esattamente come avviene per l'idolo da voi onorato, che aspergete del sangue non solo di animali, ma anche di uomini, voi che, attraverso la persona più insigne e più nobile, fate l'aspersione del sangue di uomini immolati? Perché non imitiamo Zeus e gli altri dèi nello stuprare fanciulli e nel congiungerci impunemente con donne, adducendo a giustificazione gli scritti di Epicuro e dei poeti?

6. Poiché, al contrario, ci sforziamo di persuadere a fuggire simili dottrine e quanti le praticano, insieme con i loro imitatori - come anche adesso abbiamo tentato di fare con questi discorsi -, in tutti i modi ci si fa guerra. Ma noi non ce ne curiamo, poiché sappiamo che Dio è giusto osservatore di tutto.

7. Oh, se ci fosse anche adesso qualcuno che salisse su un alto palco e gridasse con voce di tragèda: "Vergognatevi, vergognatevi di addossare ad innocenti ciò che voi fate impunemente, e di attribuire le azioni vostre e dei vostri dèi a costoro, che non ne sono nemmeno minimamente partecipi. Pentitevi, rinsavite".

Mi vanto di essere cristiano!

XIII. - l. Io allora, resomi conto che un velo di menzogna era disteso dai cattivi demoni sulle divine dottrine dei cristiani per traviare gli altri uomini, mi risi sia di chi diffondeva tali menzogne, sia di questo falso velo, sia dell'opinione dei più.

2. Io confesso di vantarmi e di combattere decisamente per essere trovato cristiano, non perché le dottrine di Platone siano diverse da quelle di Cristo, ma perché non sono del tutto simili, così come quelle degli altri, Stoici e poeti e scrittori.

3. Ciascuno infatti, percependo in parte ciò che è congenito al Logos divino sparso nel tutto, formulò teorie corrette; essi però, contraddicendosi su argomenti di maggior importanza, dimostrano di aver posseduto una scienza non sicura ed una conoscenza non inconfutabile.

4. Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire.

5. Tutti gli scrittori, attraverso il seme innato del Logos, poterono oscuramente vedere la realtà. Ma una cosa è un seme ed un'imitazione concessa per quanto è possibile, un'altra è la cosa in sé, di cui, per sua grazia, si hanno la partecipazione e l'imitazione.

Apponete il sigillo...

XIV. - 1. Vi preghiamo dunque di apporre il sigillo dell'ufficialità a questo libretto, sottoscrivendo ciò che vi pare valido, affinché anche gli altri conoscano quanto ci riguarda e possano liberarsi dalle false opinioni e dall'ignoranza del bene.

2. Essi sono soggetti ai castighi per colpa propria; primo, perché è insita nella natura umana la capacità di conoscere il bene e il male; poi, perché condannano noi, mentre non ci conoscono, di commettere quelle turpitudini che dicono; ed infine perché si compiacciono di dèi che commisero azioni del genere, ed anche ora ne richiedono di simili agli uomini: cosicché, con il condannare noi, come se fossimo rèi di tali delitti, a morte, al carcere o ad atre simili pene, condannano se stessi e non hanno bisogno di altri giudici.

... perché chi legge possa convertirsi

XV. - 1. Disprezzai, tra il mio popolo, anche la dottrina empia ed ingannatrice di Simone.

2. Se voi apporrete la vostra firma a questo libretto, noi lo faremo conoscere a tutti, affinché, se possibile, siano indotti a mutare.

3. Solo a questo scopo abbiamo composto questi discorsi. Le nostre dottrine, secondo un giudizio assennato, non sono turpi; anzi sono superiori a qualunque filosofia umana; quanto meno, non sono certo simili alle dottrine di Sotade e di Filenide e di Archestrate e di Epicuro od alle altre opere poetiche di tal genere, rappresentate e scritte, di cui a tutti è dato di venire a conoscenza.

4. Ma ormai termineremo, avendo fatto quanto era in noi, e con la preghiera che tutti gli uomini, nella loro totalità, siano resi meritevoli della verità. Voglia il cielo, dunque, che anche voi giudichiate, nel vostro interesse, in modo giusto, conforme a pietà e ad amore della sapienza!

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