PARTE III

LO SPIRITO SANTO PROTAGONISTA DELLA MISSIONE

21. «Al culmine della missione messianica di Gesù, lo Spirito santo diventa presente nel mistero pasquale in tutta la sua soggettività divina, come colui che deve ora continuare l'opera salvifica, radicata nel sacrificio della croce. Senza dubbio questa opera viene affidata da Gesù a uomini: agli apostoli, alla chiesa. Tuttavia, in questi uomini e per mezzo di essi, lo Spirito santo rimane il trascendente soggetto protagonista della realizzazione di tale opera nello spirito dell'uomo e nella storia del mondo». (31) Lo Spirito santo invero è il protagonista di tutta la missione ecclesiale: la sua opera rifulge eminentemente nella missione ad gentes, come appare nella chiesa primitiva per la conversione di Cornelio, (At10,1) per le decisioni circa i problemi emergenti, (At15,1) per la scelta dei territori e dei popoli. (At16,6) Lo Spirito opera per mezzo degli apostoli, ma nello stesso tempo opera anche negli uditori: «Mediante la sua azione, la buona novella prende corpo nelle coscienze e nei cuori umani e si espande nella storia. In tutto ciò è lo Spirito santo che dà la vita». (32)

L'invio «fino agli estremi confini della terra»

22. Tutti gli evangelisti, quando narrano l'incontro del Risorto con gli apostoli, concludono col mandato missionario: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... (At1,8) Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt28,18); (Mc16,15); (Lc24,46); (Gv20,21) Questo invio è invio nello Spirito come appare chiaramente nel testo di san Giovanni: Cristo manda i suoi nel mondo. come il Padre ha mandato lui? e per questo dona loro lo Spirito. A sua volta, Luca collega strettamente la testimonianza che gli apostoli dovranno rendere a Cristo con l'azione dello Spirito, che li metterà in grado di attuare il mandato ricevuto.

23. Le varie forme del «mandato missionario» contengono punti in comune e accenti caratteristici; due elementi però, si ritrovano in tutte le versioni. Anzitutto, la dimensione universale del compito affidato agli apostoli: «Tutte le nazioni»; (Mt28,19) «in tutto il mondo a ogni creatura»; (Mc16,15) «tutte le genti»; (Lc24,47) «fino agli estremi confini della terra». (At1,8) In secondo luogo, l'assicurazione data loro dal Signore che in questo compito non rimarranno soli, ma riceveranno la forza e i mezzi per svolgere la loro missione. È in ciò la presenza e la potenza dello Spirito e l'assistenza di Gesù: «Essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro». (Mc16,20) Quanto alle differenze di accento nel mandato, Marco presenta la missione come proclamazione, o kérygma: «Proclamate il vangelo». (Mc16,15) Scopo dell'evangelista è di condurre i lettori a ripetere la confessione di Pietro: «Tu sei il Cristo» (Mc8,29) e a dire, come il centurione romano dinanzi a Gesù morto in croce: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio». (Mc15,39) In Matteo l'accento missionario è posto sulla fondazione della chiesa e sul suo insegnamento; (Mt28,19); (Mt16,18) in lui, dunque, il mandato evidenzia che la proclamazione del vangelo dev'essere completata da una specifica catechesi di ordine ecclesiale e sacramentale. In Luca la missione è presentata come testimonianza, (Lc24,48); (At1,8) che verte soprattutto sulla risurrezione. (At1,22) Il missionario è invitato a credere alla potenza trasformatrice del vangelo e ad annunziare ciò che Luca illustra bene, cioè la conversione all'amore e alla misericordia di Dio, l'esperienza di una liberazione integrale fino alla radice di ogni male, il peccato. Giovanni è il solo a parlare esplicitamente di «mandato» parola che equivale a «missione» collegando direttamente la missione che Gesù affida ai suoi discepoli con quella che egli stesso ha ricevuto dal Padre: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». (Gv20,21) Gesù dice rivolto al Padre: «Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo». (Gv17,18) Tutto il senso missionario del Vangelo di Giovanni si trova espresso nella «preghiera sacerdotale»: la vita eterna è che «conoscano te, l'unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo». (Gv17,3) Scopo ultimo della missione è di far partecipare della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio: i discepoli devono vivere l'unità tra loro, rimanendo nel Padre e nel Figlio, perché il mondo conosca e creda. (Gv17,21) È, questo, un significativo testo missionario, il quale fa capire che si è missionari prima di tutto per ciò che si è come chiesa che vive profondamente l'unità nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa. I quattro Vangeli, dunque, nell'unità fondamentale della stessa missione, attestano un certo pluralismo` che riflette esperienze e situazioni diverse nelle prime comunità cristiane. Esso è anche frutto della spinta dinamica dello stesso Spirito; invita a essere attenti ai diversi carismi missionari e alle diverse condizioni ambientali e umane. Tutti gli evangelisti, però, sottolineano che la missione dei discepoli è collaborazione con quella di Cristo: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. (Mt28,20) La missione, pertanto, non si fonda sulle capacità umane, ma sulla potenza del Risorto.

Lo Spirito guida la missione

24. La missione della chiesa, come quella di Gesù, è opera di Dio o - come spesso dice Luca - opera dello Spirito. Dopo la risurrezione e l'ascensione di Gesù gli apostoli vivono un'esperienza forte che li trasforma: la Pentecoste. La venuta dello Spirito santo fa di essi dei testimoni e dei profeti, (At1,8); (At2,17) infondendo in loro una tranquilla audacia che li spinge a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito dà loro la capacità di testimoniare Gesù con «franchezza». (33) Quando gli evangelizzatori escono da Gerusalemme, lo Spirito assume ancor di più la funzione di «guida» nella scelta sia delle persone, sia delle vie della missione. La sua azione si manifesta specialmente nell'impulso dato alla missione che di fatto secondo le parole di Cristo, si allarga da Gerusalemme a tutta la Giudea e Samaria e fino agli estremi confini della terra. Gli Atti riportano sei sintesi dei «discorsi missionari» che sono rivolti ai giudei agli inizi della chiesa. (At2,22); (At3,12); (At4,9); (At5,29); (At10,34); (At13,16) Questi discorsi-modello, pronunciati da Pietro e da Paolo, annunziano Gesù, invitano a «convertirsi», cioè ad accogliere Gesù nella fede e a lasciarsi trasformare in lui dallo Spirito. Paolo e Barnaba sono spinti dallo Spirito verso i pagani, (At13,46) il che non avviene senza tensioni e problemi. Come devono vivere la loro fede in Gesù i pagani convertiti? Sono essi vincolati alla tradizione del giudaismo e alla legge della circoncisione? Nel primo concilio, che riunisce a Gerusalemme intorno agli apostoli i membri di diverse chiese, viene presa una decisione riconosciuta come derivante dallo Spirito: non è necessario che il gentile si sottometta alla legge giudaica per diventare cristiano. (At15,5); (At11,28) Da quel momento la chiesa apre le sue porte e diventa la casa in cui tutti possono entrare e sentirsi a proprio agio, conservando la propria cultura e le proprie tradizioni, purché non siano in contrasto col Vangelo.

25. I missionari hanno proceduto lungo questa linea, tenendo ben presenti le attese e speranze, le angosce e sofferenze, la cultura della gente per annunziarle la salvezza in Cristo. I discorsi di Listra e di Atene (At14,15); (At17,22) sono riconosciuti come modelli per l'evangelizzazione dei pagani: in essi Paolo «entra in dialogo» con i valori culturali e religiosi dei diversi popoli. Agli abitanti della Licaonia, che praticavano una religione cosmica, egli ricorda esperienze religiose che si riferiscono al cosmo; con i greci discute di filosofia e cita i loro poeti. (At17,18) Il Dio che vuol rivelare è già presente nella loro vita: è lui, infatti, che li ha creati e dirige misteriosamente i popoli e la storia; tuttavia, per riconoscere il vero Dio, bisogna che abbandonino i falsi dèi che essi stessi hanno fabbricato e si aprano a colui che Dio ha inviato per colmare la loro ignoranza e soddisfare l'attesa del loro cuore. Sono discorsi che offrono un esempio di inculturazione del Vangelo. Sotto la spinta dello Spirito, la fede cristiana si apre decisamente alle «genti», e la testimonianza del Cristo si allarga ai centri più importanti del Mediterraneo orientale per arrivare poi a Roma e all'estremo occidente. E lo Spirito che spinge ad andare sempre oltre, non solo in senso geografico, ma anche al di là delle barriere etniche e religiose, per una missione veramente universale.

Lo Spirito rende missionaria tutta la Chiesa

26. Lo Spirito spinge il gruppo dei credenti a «fare comunità», a essere chiesa. Dopo il primo annunzio di Pietro il giorno di Pentecoste e le conversioni che ne seguirono, si forma la prima comunità. (At2,42); (At4,32) Uno degli scopi centrali della missione, infatti, è di riunire il popolo nell'ascolto del vangelo, nella comunione fraterna, nella preghiera e nell'eucaristia. Vivere la «comunione fraterna» (koinonìa) significa avere «un cuor solo e un'anima sola», (At4,32) instaurando una comunione sotto tutti gli aspetti: umano, spirituale e materiale. Difatti, la vera comunità cristiana è impegnata a distribuire i beni terreni, affinché non ci siano indigenti e tutti possano avere accesso a quei beni «secondo le necessità». (At2,45); (At4,35) Le prime comunità, in cui regnavano «la letizia e la semplicità di cuore», (At2,46) erano dinamicamente aperte e missionarie: «Godevano la stima di tutto il popolo». (At2,47) Prima ancora di essere azione, la missione è testimonianza e irradiazione. (34)

27. Gli Atti indicano che la missione, indirizzata prima a Israele e poi alle genti, si sviluppa a molteplici livelli. C'è, innanzi tutto, il gruppo dei Dodici che, come un unico corpo guidato da Pietro, proclama la buona novella. C'è, poi, la comunità dei credenti, che. col suo modo di vivere e di operare, rende testimonianza al Signore e converte i pagani. (At2,46) Ci sono, ancora, gli inviati speciali, destinati ad annunziare il vangelo. Così la comunità cristiana di Antiochia invia i suoi membri in missione: dopo aver digiunato, pregato e celebrato l'eucaristia, essa avverte che lo Spirito ha scelto Paolo e Barnaba per essere inviati. (At13,1) Alle sue origini, dunque, la missione è vista come un impegno comunitario e una responsabilità della chiesa locale, che ha bisogno appunto di «missionari» per spingersi verso nuove frontiere. Accanto a quelli inviati ce ne erano altri, che testimoniavano spontaneamente la novità che aveva trasformato la loro vita e collegavano poi le comunità in formazione alla chiesa apostolica. La lettura degli Atti ci fa capire che all'inizio della chiesa la missione gentes pur avendo anche missionari «a vita» che vi si dedicavano per una speciale vocazione, era di fatto considerata come il frutto normale della vita cristiana, l'impegno per ogni credente mediante la testimonianza personale e l'annunzio esplicito, quando possibile.

Lo Spirito è presente e operante in ogni tempo e luogo

28. Lo Spirito si manifesta in maniera particolare nella chiesa e nei suoi membri; tuttavia, la sua presenza e azione sono universali, senza limiti né di spazio né di tempo. (35) Il concilio Vaticano II ricorda l'opera dello Spirito nel cuore di ogni uomo mediante i «semi del Verbo», nelle iniziative anche religiose, negli sforzi dell'attività umana tesi alla verità, al bene, a Dio. (36) Lo Spirito offre all'uomo «luce e forza per rispondere alla suprema sua vocazione»; mediante lo Spirito «l'uomo può arrivare nella fede a contemplare e gustare il mistero del piano divino»; anzi, «dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale». (37) In ogni caso la chiesa sa che l'uomo, «sollecitato incessantemente dallo Spirito di Dio, non potrà mai essere del tutto indifferente al problema della religione», e «avrà sempre desiderio di sapere. almeno confusamente, quale sia il significato della sua vita, della sua attività e della sua morte». (38) Lo Spirito, dunque. è all'origine stessa della domanda esistenziale e religiosa dell'uomo. la quale nasce non soltanto da situazioni contingenti. ma dalla struttura stessa del suo essere. (39) La presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui. ma la società e la storia, i popoli, le culture. le religioni. Lo Spirito. infatti, sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative di bene dell'umanità in cammino: «Con mirabile provvidenza egli dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra». (40) Il Cristo risorto «opera nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito. non solo suscitando il desiderio del mondo futuro. ma per ciò stesso anche ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi, con i quali la famiglia de li uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra». (41) È ancora lo Spirito che sparge i «semi del Verbo», presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo. (42)

29. Così lo Spirito, che «soffia dove vuole» (Gv3,8) e «operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato», (43) che «riempie l'universo abbracciando ogni cosa e conosce ogni voce», (Sap1,7) ci induce ad allargare lo sguardo per considerare la sua azione presente in ogni tempo e in ogni luogo. (44) È un richiamo che io stesso ho fatto ripetutamente e che mi ha guidato negli incontri con i popoli più diversi. Il rapporto della chiesa con le altre religioni è dettato da un duplice rispetto: «Rispetto per l'uomo nella sua ricerca di risposte alle domande più profonde della vita e rispetto per l'azione dello Spirito nell'uomo». (45) L'incontro inter-religioso di Assisi, esclusa ogni equivoca interpretazione, ha voluto ribadire la mia convinzione che «ogni autentica preghiera è suscitata dallo Spirito santo, il quale è misteriosamente presente nel cuore di ogni uomo». (46) Questo Spirito è lo stesso che ha operato nell'incarnazione, nella vita, morte e risurrezione di Gesù e opera nella chiesa. Non è, dunque, alternativo a Cristo, né riempie una specie di vuoto, come talvolta si ipotizza esserci tra Cristo e il Lógos. Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un ruolo di preparazione evangelica (47) e non può non avere riferimento a Cristo, Verbo fatto carne per l'azione dello Spirito, «per operare lui, l'Uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale». (48) L'azione universale dello Spirito non va poi separata dall'azione peculiare, che egli svolge nel corpo di Cristo ch'è la chiesa. Infatti, è sempre lo Spirito che agisce sia quando vivifica la chiesa e la spinge ad annunziare il Cristo, sia quando semina e sviluppa i suoi doni in tutti gli uomini e i popoli, guidando la chiesa a scoprirli, promuoverli e recepirli mediante il dialogo. Qualsiasi presenza dello Spirito va accolta con stima e gratitudine, ma il discernerla spetta alla chiesa, alla quale Cristo ha dato il suo Spirito per guidarla alla verità tutta intera. (Gv16,13)

L'attività missionaria è solo agli inizi

30. Il nostro tempo, con l'umanità in movimento e in ricerca, esige un rinnovato impulso nell'attività missionaria della chiesa. Gli orizzonti e le possibilità della missione si allargano, e noi cristiani siamo sollecitati al coraggio apostolico, fondato sulla fiducia nello Spirito. E lui il protagonista della missione! Sono numerose nella storia dell'umanità le svolte epocali che stimolano il dinamismo missionario, e la chiesa, guidata dallo Spirito, vi ha sempre risposto con generosità e lungimiranza. Né i frutti sono mancati. Da poco è stato celebrato il millennio dell'evangelizzazione della Rus' e dei popoli slavi, mentre si sta per celebrare il cinquecentesimo anniversario dell'evangelizzazione delle Americhe. Parimenti, sono stati di recente commemorati i centenari delle prime missioni in diversi paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'Oceania. Oggi la chiesa deve affrontare altre sfide, proiettandosi verso nuove frontiere sia nella prima missione ad gentes sia nella nuova evangelizzazione di popoli che hanno già ricevuto l'annuncio di Cristo. Oggi a tutti i cristiani, alle chiese particolari e alla chiesa universale sono richiesti lo stesso coraggio che mosse i missionari del passato e la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito.

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