I simboli catacombali
A Roma nei Musei Vaticani c’è un documento d’inestimabile valore, un’epigrafe sepolcrale datata tra il 161 e il 180 d.C., è la "stele" che il Vescovo di Gerapoli Abercio, fece comporre per la sua sepoltura. Quel testo è stato scritto con un linguaggio evidentemente simbolico che solo gli iniziati potevano comprendere
Il documento - sintesi stupenda dei contenuti della fede come salvezza – si rivela un compendio delle immagini usate nel linguaggio figurativo catacombale (il pastore, il pesce, l’acqua sorgiva, il pane).
Le sepolture del II – III secolo infatti, semplici e sobrie, recano sulla pietra, sulla terracotta o sul marmo dei loculi, solo un nome, a volte una breve invocazione, una data e un simbolo.
L’arte paleocristiana che fiorisce nelle catacombe si radica nel mondo ebraico che rifiuta l’immagine, ma si sviluppa nell’ambiente romano fortemente figurativo. In questo clima l’esigenza espressiva del cristianesimo si risolve nell’uso dei simboli, immagini che esprimono le realtà spirituali, tratte sovente dal mondo ellenistico romano, ma interpretate in senso cristiano.
Tra questi il Buon Pastore, immagine frequente nel repertorio mitologico artistico romano, auspicio di pace per i defunti. Entrato nel simbolismo cristiano venne molto utilizzato nella pittura dei cubicoli, nei sarcofagi e anche nelle epigrafi, segno dell’anima portata nella pace, da Cristo pastore puro. Divenne presto l’immagine del Buon Pastore (o "Bel Pastore" secondo l’originale greco) che va in cerca della pecorella smarrita, usata da Gesù stesso nella parabola (Lc.15,3-7; Gv.10,11-16) per esprimere il suo amore di Salvatore.
Il Pastore è rappresentato nella piena giovinezza, vestito della corta tunica, la cintura ai fianchi, i calzari ai piedi, in sintonia con la sensibilità del popolo ebraico per lo più dedito alla pastorizia, appare il simbolo più rappresentato nell’arte delle origini. Fu anche uno dei primi simboli usati per esprimere la Passione di Cristo quando ancora non era raffigurata la crocifissione: "il pastore dà la vita per le sue pecore".
Catacomba di Priscilla – Buon Pastore sec. II - inizio III sec.
Molto noto è il monogramma di Cristo costituito dalle due prime lettere – la X (chi) e la I (iota) oppure la X e la P (ro) - del nome greco" Gesù Cristo". Più tardi comparirà con l’aggiunta di alfa ealfa e omega e sarà il simbolo del "Cristo Signore" dell’Apocalisse 22,13 "Io sono l’alfa e l’omega, il Primo e l'Ultimo, il Vivente".
Frequentissima è la colomba, atta a simboleggiare - nella sua naturale innocenza - la dolcezza, l’umiltà, la mansuetudine, la carità, cioè le virtù che caratterizzano l’anima cristiana.La Colomba, che in Oriente simboleggia l’amore, nelle epigrafi cristiane porta il ramo d’ulivo o si ciba al grappolo, oppure beve alla fonte e diventa espressione dell’anima entrata nella pace di Dio e partecipe del convito eterno; appare spesso vicino all’orante, figura vestita di una tunica con larghe maniche e con le braccia alzate in preghiera, . Nell’iconografia cristiana l’Orante simboleggia l’anima in possesso della beatitudine celeste che intercede per coloro che restano. Rappresenta lo "status" di gioia, il canto e la lode al Signore.
Epigrafe di IRENE – Cat. S.Callisto - Roma
Nell’epigrafe d’Alessandra (Museo Pio Cristiano) l’Orante compare accanto alla colomba che porge la corona. Questo è un altro simbolo frequentissimo, usato da Paolo (1° Cor. 9-24,27) e nell’Apocalisse. L’uso profano della corona nei cortei trionfali, nei banchetti rese cauti i cristiani nell’adottare questo simbolo che diventerà poi emblema di vittoria sul martirio insieme con la palma.
Frequente è la nave, simbolo della Chiesa e della vita del cristiano che, sbattuta tra i flutti, combatte la "buona battaglia per conservare la fede e meritare il premio eterno" (2 Tm 4,7). La Nave è la Chiesa, il pilota è Cristo - simboleggiato nella croce dell’albero - che conduce al porto della salvezza eterna quelli che a lei si affidano. La Nave conduce al porto cui la orienta il faro, simbolo di Cristo "luce del mondo": l’anima fa il suo ingresso in Cielo.
Numerosi sono poi altri simboli tratti dal mondo animale. Il pesce, diffuso nei graffiti fin dal II secolo, deriva dall’acrostato IXTUS = pesce, originato dalle iniziali della frase greca che in italiano suona: "Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore".
Questo simbolo - professione di fede nella divinità di Cristo - divenne il segno qualificante dei cristiani che si configuravano come i pesciolini. Molto interessante è l’epigrafe di Licinia Amias (dalla Necropoli Vaticana) del III sec. Dopo la dedica ancora pagana "D…M", agli "dei Mani", esordisce con l’invocazione al Cristo (IXTUS) pesce dei viventi seguita da un’ancora con due pesci. A volte il Pesce porta un cesto con pane e vino e diventa simbolo dell’Eucarestia (Cat.S.Callisto).
Vaticano Epigrafe Licinia Amias sec. III
La fenice, uccello mitico dell’Arabia, simboleggia la Risurrezione. Il pavone già usato nel mondo pagano, indica l’immortalità. Molto diffuso, decorava anche le lucernette, che nel buio del cunicolo, in un insieme altamente suggestivo, esprimevano la fede nella luce di Cristo risorto.
Fenice, graffito, Catacomba di S.Callisto