Tutte le cose visibili fatte mediante il Verbo

11 E Dio disse: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: quadrupedi e rettili e bestie della terra secondo la loro specie. E cosi fu. E Dio fece le bestie della terra secondo la loro specie, e tutti i rettili della terra secondo la loro specie. E Dio vide che erano cose buone (Gen 1, 24-25).

Secondo la lettera non c'è alcun problema: infatti si dice in maniera chiara che sono stati creati da Dio animali, quadrupedi, bestie, serpenti, sopra la terra; ma non è cosa inutile applicare queste cose a quanto abbiamo esposto sopra, secondo l'intelligenza spirituale. Là è stato detto: Producano le acque rettili di anime vive, e volatili volanti sopra la terra, lungo il firmamento del cielo (Gen 1,20); qui dice: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie; quadrupedi e rettili e bestie della terra secondo la loro specie. Riguardo a quel che è prodotto dalle acque, abbiamo detto che è da intendersi come i movimenti e i pensieri della nostra anima, che sono prodotti dal profondo del cuore; ma ora le parole: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie, quadrupedi, rettili, bestie sopra la terra secondo la loro specie, penso indichino le passioni del nostro uomo esteriore, carnale e terreno. Così non ha indicato alcun volatile, parlando di queste cose della carne, ma solo quadrupedi, rettili e bestie della terra; e, secondo quel che dice l'Apostolo, che nella mia carne non dimora il bene (Rm 7,18), e la sapienza della carne è nemica di Dio (Rm 8,7), queste sono le produzioni della terra, cioè della nostra carne, riguardo alle quali insegna ancora l'Apostolo: Mortificate le vostre membra che sono sulla terra: fornicazione, impurità, impudicizia, avarizia, idolatria, e le altre cose (Col 3,5).

Mentre dunque erano fatte tutte queste cose visibili, per il comando di Dio, mediante il suo Verbo, e si andava formando questo immenso mondo visibile, si mostrava anche insieme, mediante la figura dell'allegoria, quali cose potevano adornare il mondo più piccolo, cioè l'uomo: allora, ecco, l'uomo stesso è creato, secondo quanto è mostrato in seguito.

Facciamo l'uomo

12. E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e abbia il dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali, sulla terra intera, e su tutte le creature che strisciano sopra la terra (Gen 1,26). Secondo quanto abbiamo spiegato sopra consegue che un uomo tale, quale lo abbiamo descritto, vuole esercitare il dominio sulle bestie già menzionate, sugli uccelli, rettili, quadrupedi, e su tutti gli altri; e abbiamo spiegato in qual modo queste cose si devono intendere allegoricamente, quando abbiamo detto che all'acqua, cioè alla sua anima, si comanda di produrre sentimenti spirituali, e alla terra di far scaturire sentimenti carnali, affinché l'anima li domini, e non sia da essi dominata.

Dio infatti vuole che l'uomo, questa grande opera di Dio (Ef 2,10), per il quale anche il mondo intero è stato creato, non solo sia immacolato e immune dalle cose dette sopra, ma anche le domini.

Consideriamo ormai, dai discorsi stessi della Scrittura, quale sia l'uomo.

Tutte le altre creature divengono per un comando di Dio, poiché dice la Scrittura: E Dio disse: Sia il firmamento; e Dio disse: Si raduni l'acqua che è sotto il cielo in una massa unica ed appaia l'asciutto; e Dio disse: Produca la terra erba da fieno (cfr Gen 1,6; 1,9; 1,11); dice cosi anche negli altri casi. Ma vediamo quali sono le cose che ha fatto Dio stesso, e da queste riconosciamo quale sia la grandezza dell'uomo.

In principio Dio fece il cielo e la terra; parimenti:

E fece i due grandi luminari (cfr Gen 1,1; 1,16); e ora di nuovo: Facciamo l'uomo. Solo in questi casi l'opera è attribuita direttamente a Dio, non negli altri; solamente del cielo e della terra, del sole, della luna e delle stelle, e ora dell'uomo, si dice che sono stati fatti da Dio; di tutte le altre cose, che sono state fatte per suo comando. Da ciò dunque considera quanta sia la grandezza dell'uomo, che viene eguagliato a elementi così grandi ed eminenti, che ha la gloria del cielo, per cui anche gli viene promesso il regno dei cieli (cfr Mt 5,3 ss.), che ha anche la gloria della terra, dal momento che spera di entrare in una terra buona, la terra dei vivi, stillante latte e miele (cfr Es 33,3), che ha la gloria del sole e della luna, avendo la promessa di risplendere come il sole nel regno di Dio (Mt 13,43).

L'uomo immagine di Dio

13. Vedo ancora più eminente nella condizione dell'uomo quel che non trovo detto altrove: E Dio fece l'uomo, lo fece a immagine di Dio (Gen 1,27). Questo non lo troviamo attribuito nè al cielo, nè alla terra, nè al sole, nè alla luna, e quindi questo uomo, che dice fatto a immagine di Dio, non lo intendiamo in quanto corporeo: giacché non la figura del corpo contiene l'immagine di Dio, nè è detto dell'uomo corporeo che è stato fatto, bensì plasmato, come sta scritto in seguito.

Dice infatti: E Dio plasmò l'uomo, cioè lo modellò, dal fango della terra (Gen 2,7); questo poi, che è stato fatto ad immagine di Dio, è il nostro uomo interiore, invisibile, incorporeo, incorruttibile, immortale: in tali aspetti, infatti, si vede più convenientemente l'immagine di Dio.

Se invero qualcuno ritiene che sia stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio questo uomo corporeo, sembra indurre che Dio stesso sia corporeo e di forma umana: concetto di Dio manifestamente empio. Quindi questi uomini carnali, che non hanno l'intelligenza della divinità, se in qualche luogo leggono nelle Scritture, riguardo a Dio, che il cielo è mio trono, e la terra sgabello dei miei piedi (Is 66,1), immaginano che Dio abbia un corpo così grande, da pensarlo assiso in cielo e che arriva coi piedi fino a terra. Hanno questa opinione, perché non hanno orecchie tali da poter degnamente ascoltare, riguardo a Dio, le parole di Dio, che riferisce la Scrittura.

Infatti la parola: Il cielo è mio trono, la si intende degnamente di Dio, quando si sappia che Dio ha riposo e dimora in coloro la cui vita è nei cieli (Fil 3,20); mentre in coloro che ancora conducono una vita terrena, si trova la parte estrema della sua provvidenza, il che è indicato allegoricamente nel nome di piedi. Che se per caso alcuni di questi mostrano zelo e desiderio di diventare celesti per la perfezione della vita e l'elevatezza dell'intelligenza, anch'essi diventano trono di Dio, fatti in anticipo celesti per il servizio e la vita; sono essi che dicono: Ci ha risuscitati con il Cristo, e ci ha fatti consedere nelle sedi celesti (Ef 2,6).

Ma anche quelli, il cui tesoro è nel cielo (Mt 19,21) possono essere detti celesti e trono di Dio, poiché il loro cuore è là dove è il loro tesoro (Lc 12,34); e Dio non solo riposa sopra di loro, ma anche abita in loro.

Se invero uno può diventare tanto grande da poter dire: Cercate la prova del Cristo che parla in me? (2 Cor 13,3), in lui Dio non solo abita, ma si muove.

Per questo tutti i perfetti, fatti celesti, anzi divenuti cieli, narrano la gloria di Dio, come dice il salmo (19[18],2); per questo infine anche gli apostoli, che erano cieli, sono mandati a narrare la gloria di Dio, e ricevono il nome di Boanerges, cioè figli del tuono (Mc 3,17), affinché crediamo che essi sono veramente cieli per il potere dei tuono.

Dunque Dio fece l'uomo, lo fece a immagine di Dio (Gen 1,27). Bisogna che noi vediamo qual è questa immagine di Dio, e ricerchiamo a somiglianza della immagine di chi sia stato fatto l'uomo. Infatti non ha detto: Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza, ma lo fece a immagine di Dio.

Qual è dunque l'altra immagine di Dio, a somiglianza della quale immagine è stato fatto l'uomo, se non il nostro Salvatore? Egli è il primogenito di tutta la creazione (Col 1,15); di lui è stato scritto che è splendore della luce eterna, e figura chiara della sostanza di Dio (Eb 1,3), lui, che anche dice di sé: Io sono nel Padre e il Padre è in me, e: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre (Gv 14,10.9).

Infatti, come chi vede l'immagine di qualcuno, vede colui, del quale è l'immagine, così anche mediante il Verbo di Dio (Gv 1,1), che è l'immagine di Dio, si vede Dio. Così si avvera quel che ha detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre.

Dunque l'uomo è stato fatto a somiglianza dell'immagine di lui, e per questo il nostro Salvatore, che è l'immagine di Dio, mosso da misericordia per l'uomo, che era stato fatto a somiglianza di lui, vedendo che, deposta la sua immagine, aveva rivestito l'immagine del maligno, mosso da misericordia, assunta l'immagine dell'uomo, venne a lui, come attesta anche l'Apostolo, dicendo: Essendo nella forma di Dio, non considerò rapina l'essere eguale a Dio, ma annientò se stesso, assumendo la forma dello schiavo, e, ritrovato nel sembiante come uomo, umiliò se stesso fino alla morte (Fil 2, 6-8).

Quanti dunque accedono a lui, e si sforzano di diventare partecipi dell'immagine spirituale, mediante il loro progresso, si rinnovano ogni giorno, secondo l'uomo interiore (2 Cor 4,16) a immagine di colui che li ha fatti; cosi da poter diventare conformi al corpo del suo splendore (Fil 3,21), ma ognuno a misura delle proprie forze.

Gli apostoli si trasformarono, a somiglianza di lui, fino al punto che egli disse di loro: Vado al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (Gv 20,17). Già egli stesso aveva pregato il Padre per i suoi discepoli, che fosse resa loro la primitiva somiglianza, quando dice: Padre, concedi che, come io e tu siamo uno, così anch'essi siano uno in noi (cfr Gv 17, 21-22).

Dunque guardiamo sempre questa immagine di Dio, per poter essere trasformati a sua somiglianza.

Se infatti l'uomo, fatto a immagine di Dio, guardando - contro natura - l'immagine del diavolo, è diventato per il peccato simile a lui, molto di più, guardando l'immagine di Dio, a somiglianza della quale è stato fatto da Dio, mediante il Verbo e la potenza di lui, riceverà quella forma [di lui], che gli era stata data per natura. E nessuno, vedendo che la sua somiglianza è più col diavolo che con Dio, disperi di potere di nuovo ricuperare la forma dell'immagine di Dio, poiché il Salvatore non è venuto a chiamare a penitenza i giusti, ma i peccatori (Lc 5,32; Mt 9,13). Matteo era pubblicano, e certamente la sua immagine era simile al diavolo, ma, venendo alla immagine di Dio, il Signore e Salvatore nostro, e seguendola, si trasformò a somiglianza della immagine di Dio. Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, erano pescatori (cfr Mt 4,21.18), e uomini illetterati (Atti 4,13), e certo allora avevano più somiglianza con l'immagine del diavolo, ma, seguendo anch'essi 1'immagine di Dio, divennero simili ad essa, come anche gli altri apostoli. Paolo era persecutore dell'immagine stessa di Dio (1 Tim 1,13); ma appena poté scorgerne la grazia e la bellezza, vedutala, fu trasformato a tal punto a somiglianza di essa, da dire: Cercate la prova del Cristo che parla in me? (2 Cor 13,3).

Maschio e femmina li fece

14. Maschio e femmina li fece, e li benedì Dio, dicendo: Crescete e moltiplicatevi, e riempite la terra, e dominate su di essa (Gen 1,27-28). Sembra conveniente, in questo punto, ricercare, secondo la lettera, come, non essendo ancora stata fatta la donna, la Scrittura dica: Li fece maschio e femmina. Forse, penso io, a motivo della benedizione, con cui li ha benedetti, dicendo: Crescete e moltiplicatevi, e riempite la terra, prevenendo quel che sarebbe accaduto, dice: Maschio e femmina li fece, giacché in verità l'uomo non poteva crescere e moltiplicarsi, se non con la donna. Dunque, affinché si credesse che la sua benedizione senza dubbio si sarebbe attuata, dice: Maschio e femmina li fece.

In questo modo l'uomo, vedendo che il crescere e moltiplicarsi conseguiva dal fatto che gli veniva unita la donna, poteva avere una speranza più sicura nella benedizione divina. Infatti, se la Scrittura avesse detto: Crescete e moltiplicatevi, e riempite la terra, e dominate su di essa, non aggiungendo: Maschio e femmina li fece, [l'uomo] sarebbe stato per lo meno incredulo alla benedizione divina, come anche Maria, alla benedizione con cui veniva benedetta dall'angelo dice: Come lo saprò? poiché non conosco uomo (Lc 1,34)

O forse: poiché di tutte le cose fatte da Dio si dice che sono congiunte e unite, come cielo e terra, sole e luna; così dunque, per mostrare come anche l'uomo sia opera di Dio, e sia stato creato con armonia e unione adeguata, dice, prevenendo: Maschio e femmina li fece.

Abbiamo detto ciò riguardo al problema che può essere suscitato dalla lettera.

Lo spirito e l'anima dell'uomo

15. Ma vediamo anche secondo l'allegoria come l'uomo sia stato fatto maschio e femmina, a immagine di Dio.

Il nostro uomo interiore consta di spirito e anima: si dice maschio lo spirito, l'anima si può denominare femmina; se essi hanno mutua concordia e consenso, unendosi scambievolmente, crescono e si moltiplicano, e generano figli: i buoni sentimenti, le idee e i pensieri utili, mediante i quali riempiono la terra e la dominano; cioè, assoggettato a sé il sentimento della carne, lo volgono a migliori disposizioni, e lo dominano, s'intende quando in nulla la carne insolentisce contro il volere dello spirito.

Invero, se l'anima, congiunta allo spirito, e, per cosi' dire, a lui coniugalmente unita, ora si volge ai piaceri del corpo e piega il suo sentire ai godimenti carnali, e ora sembra obbedire ai salutari ammonimenti dello spirito, ora cede ai vizi della carne: un'anima siffatta, come contaminata dall'adulterio col corpo, non si può dire che cresca e si moltiplichi legittimamente, poiché la Scrittura designa come imperfetti i figli degli adulteri (cfr Sap 3,16). Infatti un'anima simile, la quale, lasciata da parte l'unione con lo spirito, si prostra tutta al sentire della carne e ai desideri del corpo, come distoltasi da Dio spudoratamente, si sentirà dire che: La faccia ti è diventata faccia di meretrice, senza pudore ti sei resa per tutti (Ger 3,3). Dunque sarà punita come meretrice, e si comanda che i suoi figli siano preparati per il massacro (Is 14,21).

I santi e i peccatori

16. E dominate sui pesci del mare, e sui volatili del cielo, e sui giumenti, e su tutti [gli animali] che sono sopra la terra, e sui rettili che strisciano sopra la terra (Gen 1,28).

Abbiamo già interpretato queste cose secondo la lettera, avendo detto che Dio disse: Facciamo l'uomo, e il resto, quando dice: E domini sui pesci del mare e sui volatili del cielo (Gen 1,26), e le altre cose.

Ma secondo l'allegoria, mi sembra che nei pesci, nei volatili, negli animali e rettili della terra, siano indicate le cose, delle quali non senza motivo abbiamo sopra parlato, cioè, o le cose che procedono dal sentire dell'anima e dalla riflessione del cuore, o quelle che scaturiscono dai desideri del corpo e dai movimenti della carne. Invero i santi, conservando in sé stessi la benedizione di Dio, dominano queste cose, muovendo tutto l'uomo secondo il volere dello spirito; invece i peccatori sono piuttosto dominati da queste stesse cose, che scaturiscono dai vizi della carne e dai piaceri del corpo.

Le passioni del corpo

17. E Dio disse: Ecco, vi ho dato ogni erba seminale, che semina il seme che è sopra tutta la terra, e ogni albero che ha in sé frutto di seme seminale: saranno di cibo a voi, a tutte le bestie della terra, a tutti i volatili del cielo, e a tutti i rettili che strisciano sulla terra, che hanno in sé anima di vita (Gen 1, 29-30).

Il contenuto letterale di questo discorso indica chiaramente che in principio fu permesso da Dio che si usassero come cibo erbe, cioè legumi e frutti degli alberi; in seguito, con l'alleanza fatta con Noè dopo il diluvio, è data agli uomini facoltà di cibarsi di carni (cfr Gen 9,3 ss). Ne spiegheremo più rettamente i motivi nei punti propri.

Secondo l'allegoria, peraltro, nell'erba della terra e nei suoi frutti, accordati come cibo agli uomini, possono intendersi le passioni del corpo: a mo' di esempio, l'ira e la concupiscenza sono germi corporali; i frutti, ossia le opere, di tali germi, sono comuni a noi, esseri razionali, e alle bestie della terra.

Infatti, quando ci adiriamo per la giustizia, cioè per castigare chi pecca e correggerlo a salvezza, ci cibiamo di questo frutto della terra, e l'ira del corpo, mediante la quale reprimiamo il peccato, ristabiliamo la giustizia, diviene nostro cibo.

E perché non ti sembri che noi traiamo queste considerazioni dal nostro sentire piuttosto che dall'autorità della divina Scrittura, ritorna al libro dei Numeri, e ricorda quel che fece il sacerdote Finees, il quale, avendo veduto una meretrice della gente di Madian aderire con amplesso impuro a un uomo di Israele, sotto gli occhi di tutti, riempito dall'ira dello zelo divino, afferrata una spada, li trapassò entrambi nel petto (Num 25, 7-8); questo atto gli fu computato da Dio a giustizia, poiché il Signore dice: Finees ha placato il mio furore, e gli sarà computato a giustizia (cfr Num 25, 11-13; Sal 106 [105], 30-31)

Dunque, questo cibo terreno dell'ira, diventa nostro cibo, quando ne usiamo spiritualmente per la giustizia. Se invece si produce l'ira in maniera non spirituale, tale da castigare gli innocenti e da ribollire contro coloro che non peccano in nulla, questo sarà il cibo delle bestie della campagna, dei serpenti della terra e degli uccelli del cielo. Infatti di questi cibi si nutrono anche i demoni, che si pascono delle nostre cattive azioni e le favoriscono.

Dimostrazione di un'opera siffatta è Caino, che, adirato per la gelosia, ingannò il fratello innocente (Gen 4,8).

Similmente dobbiamo pensare anche riguardo alla concupiscenza, e alle singole passioni di tal genere.

Infatti, quando l'anima nostra brama e viene meno per il Dio vivente (Sal 84[83],3), la concupiscenza è nostro cibo; ma quando guardiamo con concupiscenza la donna d'altri, o bramiamo qualcosa del prossimo (cfr Mt 5,28; Es 20,17), la concupiscenza diventa cibo bestiale; può servire di esempio la concupiscenza di Acab e l'azione di Gezabele riguardo alla vigna di Nabot di Iezreel (cfr 1 Re, 21).

Certamente è da considerarsi la prudenza della Sacra Scrittura anche nell'uso delle parole; avendo essa detto, riguardo agli uomini, che Dio disse: Ecco vi ho dato ogni seme seminale, che è sopra la terra, e ogni albero, che è sopra la terra: vi sarà di cibo (Gen 1,29); riguardo alle bestie non ha detto: Diedi loro tutte queste cose in cibo, ma: Sarà loro di cibo (Gen 1,30), affinché, secondo il senso spirituale che abbiamo esposto, si comprenda che queste passioni sono state date da Dio all'uomo, e che tuttavia Dio predice che saranno anche cibo per le bestie della terra.

Dunque la divina Scrittura ha usato una parola prudentissima; essa infatti afferma che Dio dice agli uomini: Vi ho dato queste cose in cibo, ma quando poi passa alle bestie, dice con un significato non più di comando, ma di predizione, che queste cose saranno di cibo anche per le bestie, gli uccelli, i serpenti.

Ma noi, secondo la parola dell'apostolo Paolo, prestiamo attenzione alla lettura, per potere, come egli stesso dice, ricevere il sentimento di Cristo (1 Cor 2,16), e conoscere le cose che ci sono state donate da Dio (1 Cor 2,12), e, delle cose che sono state date a noi per cibo, non facciamo cibo di porci o di cani (cfr Mt 7,6), ma formiamole tali in noi, da essere degni di ricevere, nella dimora del nostro cuore, il Verbo e Figlio di Dio che viene con il Padre suo e vuole abitare presso di noi nello Spirito Santo (Gv 14,23), del quale prima dobbiamo essere tempio per la santità (1 Cor 6,19).

A lui gloria per gli eterni secoli dei secoli. Amen.

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