Origene

Omelia ottava sul Genesi

Abrahamo offre suo figlio Isacco

1. Porgete orecchio, o voi che vi siete avvicinati a Dio, che vi credete fedeli, e considerate con grande diligenza come viene messa a prova la fede dei fedeli, dalla lettura che ci è stata proclamata.

E avvenne, dopo queste parole, che Iddio tentò Abrahamo, e gli disse: Abrahamo, Abrahamo. Ed egli disse: Eccomi (Gen 22, 1). Osserva bene le parole scritte, una per una: in ciascuna, infatti, se uno sa scavare in profondo, troverà un tesoro; e forse, anche dove non pensa, sono nascosti i gioielli preziosi dei misteri.

Quest'uomo prima si chiamava Abramo, e da nessuna parte leggiamo che Dio lo abbia chiamato con questo nome, o gli abbia detto: Abramo, Abramo. Infatti non poteva essere chiamato da Dio con un nome destinato a essere cancellato, ma lo chiama con il nome che egli stesso gli ha donato (Gen 17, 5), e non solo lo chiama con questo nome, ma anche lo ripete.

E quando egli ha risposto: Eccomi, gli dice: Prendi il tuo figlio carissimo, che ami, Isacco, e offrilo a me. Va' in un luogo elevato, e là offrilo in olocausto su uno dei monti che ti mostrerò (Gen 22, 2). Dio stesso poi spiega perché gli ha dato un nome e lo ha chiamato Abrahamo: Poiché ti ho posto padre di molte genti (Gen 17, 5). Dio gli fece questa promessa quando aveva il figlio Ismaele, ma gli promise che tale promessa si sarebbe compiuta nel figlio che sarebbe nato da Sara. Aveva dunque infiammato i suoi desideri per l'amore di un figlio non solo a motivo della discendenza, ma anche per la speranza delle promesse.

Ma ora gli è ingiunto di offrire in olocausto al Signore su uno dei monti questi, nel quale sono state riposte per lui queste promesse grandi e mirabili, questo figlio, dico, nel quale il suo nome è stato chiamato Abrahamo.

Come reagisci tu a queste cose, o Abrahamo? Quali pensieri, e di qual genere, si agitano nel tuo cuore? Da Dio è uscita una voce per vagliare e mettere alla prova la tua fede. Cosa rispondi a queste cose? Cosa pensi? Cosa rimetti in discussione? Forse che rivolgi in cuor tuo il pensiero: se in Isacco mi è stata fatta la promessa, e ora lo offro in olocausto, resta che io non debba sperare più in quella promessa? O pensi piuttosto, e dici che è impossibile che mentisca colui che ha promesso, e che, qualunque cosa accada, la promessa resterà?

Davvero, io che sono il minimo (cf 1 Cor 15, 9), non sono capace di scrutare i pensieri di un così grande patriarca, e non posso sapere quali pensieri gli abbia mosso, quale sentimento gli abbia arrecato la voce di Dio, che si era manifestata per tentarlo, quando gli comandò di uccidere il figlio unico. Ma poiché lo spirito dei profeti è soggetto ai profeti (1 Cor 14, 32), l'apostolo Paolo che, per opera dello Spirito, credo, aveva appreso quale sentimento, quale consiglio portasse in sé Abrahamo, li indicò dicendo: Per la fede Abrahamo non esitò, nell'offrire l'unico figlio, nel quale aveva ricevuto le promesse, pensando che Dio è potente a risuscitarlo anche dai morti (Eb 11, 17. 19). L'Apostolo ci ha dunque rivelato i pensieri dell'uomo fedele, e cioè che già allora, in Isacco, ebbe il suo inizio la fede nella risurrezione. Abrahamo dunque sperava che Isacco sarebbe risorto, e credeva che sarebbe accaduto quel che ancora non si era verificato. Come dunque possono essere figli di Abrahamo (Gv 8, 37), coloro che non credono che si sia compiuto nel Cristo quello che egli credette sarebbe accaduto in Isacco?

Anzi, per esprimermi più chiaramente, Abrahamo sapeva di prefigurare un'immagine della verità futura, sapeva che dal suo seme sarebbe nato il Cristo, il quale avrebbe dovuto essere offerto come vera vittima di tutto il mondo, e sarebbe risorto dai morti.

In Isacco le promesse

2. Ma intanto ora Dio tentava Abrahamo, e gli dice: Prendi il tuo figlio carissimo, che ami (Gen 22, 1-2); non gli era bastato aver detto figlio, ma aggiunge anche carissimo; sia pure, ma perché aggiunge ancora: che ami? Considera la gravità della tentazione: mediante questi dolci e cari nomi, di nuovo e più volte ripetuti, sono eccitati i sentimenti del padre, affinché, essendo ben desta la memoria dell'amore, la destra del padre sia trattenuta nell'immolare il figlio, e tutta la milizia della carne faccia lotta contro la fede dell'anima.

Prendi, dice dunque, il tuo figlio carissimo, che ami, Isacco ; sia pure, Signore, che tu ricordi il figlio al padre; aggiungi anche carissimo di colui che comandi di uccidere; basti questo al supplizio del padre; di nuovo aggiungi anche che ami; pure in questo siano triplicati i supplizi del padre; ma che bisogno c'è ancora che tu ricordi anche Isacco? Forse che Abrahamo non sapeva che quel suo figlio carissimo, colui che egli amava, si chiamava Isacco? Ma perché si aggiunge ciò a questo punto? Perché Abrahamo si ricordasse che gli avevi detto: In Isacco si chiamerà per te la discendenza, e in Isacco saranno per te le promesse (cf Gen 21, 12; Rm 9, 7-8; Eb 11, 18; Gal 3, 16.18; 4, 23). Viene anche ricordato il nome, affinché subentri la disperazione nei confronti delle promesse che erano state fatte in questo nome. Ma tutto questo, perché Iddio tentava Abrahamo.

Il luogo elevato

3. E dopo ciò? Va' in un luogo elevato, su uno dei monti che ti mostrerò, e là offrilo in olocausto (Gen 22, 2); considerate dai particolari come si accresce la tentazione: Va' in un luogo elevato; forse che Abrahamo, con il fanciullo, non poteva essere condotto prima a quel luogo elevato, ed essere collocato prima sul monte, scelto dal Signore, e lì essergli detto di offrire il suo figlio? Ma prima gli viene detto che deve offrire il suo figlio, e poi gli è comandato di andare in un luogo elevato e di salire sul monte. A che mira ciò?

A che, mentre cammina, mentre fa la strada, per tutta la via sia lacerato dai pensieri, e a tratti sia tormentato dall'urgenza del comando, a tratti dall'affetto riluttante per l'unico figlio.

Per questo, dunque, gli è comandata anche la via, anche l'ascesa del monte, perché in tutti questi passi possano ampiamente misurarsi a battaglia i sentimenti e la fede, l'amore di Dio e l'amore della carne, la grazia delle cose presenti e l'attesa delle future. E' mandato dunque in un luogo elevato, e il luogo elevato non basta per il patriarca che deve compiere per il Signore un'opera così grande, ma gli viene comandato anche di salire su un monte, ossia che, elevatosi per la fede, abbandoni le cose terrene e ascenda alle cose celesti.

Il terzo giorno

4. Si levò dunque Abrahamo al mattino, e mise il basto alla sua asina, e tagliò la legna per l'olocausto. E prese il suo fglio Isacco e due servi, e giunse al luogo che Dio gli aveva detto, il terzo giorno (Gen 22, 3-4). Si levò Abrahamo al mattino (con l'aggiunta al mattino, ha forse voluto mostrare che un principio di luce splendeva nel suo cuore), mise il basto alla sua asina, preparò la legna, prese con sé il figlio. Non riflette, non mette in discussione, non comunica ad alcun uomo la sua intenzione, ma subito affretta il viaggio.

E giunse al luogo che il Signore gli aveva detto, il terzo giorno: tralascio ora quale mistero contenga il terzo giorno; considero la sapienza e il consiglio di colui che tenta.

E così nelle vicinanze non c'era alcun monte, benché tutto accadesse fra i monti, ma il cammino si prolunga per tre giorni, e per tre giorni le viscere del padre sono tormentate dai pensieri ricorrenti, cosi che per tutto questo spazio tanto lungo il padre guardava il figlio, mangiava con lui, e per tante notti il fanciullo riposava nelle braccia del padre, gli si stringeva al petto, gli giaceva in grembo. Vedi fino a qual punto aumenta la tentazione.

Il terzo giorno, poi è sempre stato adatto ai misteri: infatti anche il popolo, uscito dall'Egitto, offre a Dio il sacrificio il terzo giorno, e si purifica nel terzo giorno; il terzo giorno è quello della risurrezione del Signore; e molti altri misteri sono racchiusi in questo giorno (cf Es 19, 16; 24, 5; Mt 27, 63; Mc 8, 31).

Dio è potente

5. Guardando, Abrahamo vide il luogo di lontano, e disse ai suoi servi: sedetevi qui con l'asina, io e il fanciullo andremo fin là, e, quando avremo adorato, ritorneremo a voi (Gen 22, 4-5). Lascia i servi; infatti i servi non potevano salire con Abrahamo al luogo dell'olocausto, che Dio gli aveva mostrato.

Dice dunque: Voi sedete qui, io e il bambino andremo, e, quando avremo adorato, ritorneremo a voi. Dimmi, Abrahamo, dici il vero ai servi, che adorerai e ritornerai con il bambino, o menti? Se dici il vero, dunque non farai olocausto di lui; se menti... a un così grande patriarca non si addice mentire. Dunque, quale intenzione manifesta in te questa parola?

Dico il vero, afferma, e offro il fanciullo in olocausto; per questo infatti porto anche con me la legna, e con lui ritornerò a voi, perché credo, e questa è la mia fede: Che Dio è potente a risuscitarlo anche dai morti (Eb 11, 19).

Isacco figura del Cristo

6. Dopo ciò, Abrahamo prese la legna per l'olocausto, vi pose sopra Isacco suo figlio, e prese nelle sue mani il fuoco e la spada, e si avviarono insieme (Gen 22, 6). Per il fatto che Isacco si porta lui stesso la legna per l'olocausto, è figura del Cristo che si portò lui stesso la croce (Gv 19, 17); e tuttavia portare la legna per l'olocausto è compito del sacerdote; diviene cosi insieme vittima e sacerdote.

Ma anche l'aggiunta: E si avviarono tutti e due insieme , si riferisce a ciò: infatti, mentre Abrahamo, che si accingeva a sacrificare, portava il fuoco e il coltello, Isacco non va dietro a lui, ma con lui, affinché appaia che egli, con lui, parimenti funge da sacerdote.

Cosa avviene dopo questo? Isacco disse ad Abrahamo suo padre: Padre (Gen 22, 7). In questo momento la voce che proviene dal figlio è una tentazione. Infatti come pensi che il figlio, che doveva essere immolato, abbia scosso le viscere paterne con questa voce? E benché Abrahamo fosse così inflessibile in grazia della fede, tuttavia anch'egli ricambiò una parola d'affetto e disse: Cosa c'è, figlio? E lui: Ecco il fuoco e la legna, ma dov'è la pecora per l'olocausto? (Gen 22, 7). Abrahamo rispose: Dio stesso si provvederà la pecora per l'olocausto, figlio (Gen 22, 8).

Mi commuove la risposta di Abrahamo, così attenta e cauta; non so quel che vedeva in spirito, perché non riguardo al presente, ma al futuro dice: Dio stesso si provvederà la pecora : al figlio che gli domanda del presente, risponde le cose future. Infatti il Signore stesso si provvederà la pecora nel Cristo, poiché anche la sapienza stessa si è edificata una casa (Pv 9, 1), ed egli ha umiliato se stesso fino alla morte (Fil 2, 8); e troverai che tutto quello che leggi del Cristo, è stato fatto non di necessità, ma liberamente.

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