LETTERA APOSTOLICA
VICESIMUS QUINTUS ANNUS
DEL SOMMO PONTEFICE
GIOVANNI PAOLO II
NEL XXV ANNIVERSARIO
DELLA COSTITUZIONE CONCILIARE
"SACROSANCTUM CONCILIO"
SULLA SACRA LITURGIA

 

A tutti i fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio
salute e Apostolica Benedizione.

Sono trascorsi venticinque anni da quando il 4 dicembre dell'anno 1963 il Sommo Pontefice Paolo VI promulgò la costituzione «Sacrosanctum Concilium» sulla sacra liturgia, che i Padri del Concilio Vaticano II, riuniti nello Spirito Santo avevano poco prima approvato (AAS 56 [1964] 97-134). Fu quello un evento memorabile per diverse ragioni. Infatti, era il primo frutto del Concilio, voluto da Giovanni XXIII, per l'aggiornamento della Chiesa; era stato preparato da un vasto movimento liturgico e pastorale; era foriero di speranza per la vita ed il rinnovamento ecclesiale.

Nell'attuare la riforma della liturgia, il Concilio realizzò, in maniera del tutto particolare, lo scopo fondamentale che si era proposto: «Far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli; meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; favorire tutto ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo; rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa» («Sacrosanctum Concilium», 1).

2. Fin dall'inizio del mio servizio pastorale sulla Cattedra di Pietro, mi preoccupai di «insistere sulla permanente importanza del Concilio Ecumenico Vaticano II» e presi «il formale impegno di dare ad esso la dovuta esecuzione».

Ed aggiunsi che occorreva «far maturare nel senso del movimento e della vita i semi fecondi che i Padri dell'assise ecumenica, nutriti dalla Parola di Dio, gettarono sul buon terreno (cfr. Mt 13,8-23), cioè i loro autorevoli insegnamenti e le loro scelte pastorali» («Primus Nuntius ad universum orbem», die 17 oct. 1978: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, I [1978] 6). A più riprese ho poi sviluppato, su diversi punti, l'insegnamento del Concilio circa la liturgia (cfr. «Redemptor Hominis», 7.18-22; «Catechesi Tradendae», 23.27-30.33.37.48.53-55.66-68; «Dominicae Cenae»; «Dives in Misericordia», 13-15; «Familiaris Consortio», 13.15.19-21.33.38-39.55-59.66-68; «Reconciliatio et Paenitentia», 23-33), ed ho richiamato l'importanza che la costituzione «Sacrosanctum Concilium» ha per la vita del Popolo di Dio: in essa «è già rinvenibile la sostanza di quella dottrina ecclesiologica, che sarà successivamente proposta dall'assemblea conciliare. La costituzione «Sacrosanctum Concilium» che fu il primo documento conciliare in ordine di tempo, anticipa» («Allocutio ad eos qui interfuerunt Conventui Praesidum et Secretariorum Commissionum Nationalium de liturgia», 1, die 27 oct. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 2, [1984] 1049) la costituzione dogmatica «Lumen Gentium» sulla Chiesa e si arricchisce, a sua volta, dell'insegnamento di questa costituzione.

Dopo un quarto di secolo, durante il quale la Chiesa e la società hanno conosciuto profondi e rapidi mutamenti, è opportuno mettere in luce l'importanza di questa costituzione conciliare, la sua attualità in rapporto all'emergere di problemi nuovi e la perdurante validità dei suoi principi.

 

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